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Geologo, Ingegnere ambientale, ho introdotto per primo in italia il concetto di retrofit elettrico dei veicoli esistenti. Parlo troppo, troppo veloce di troppe cose. Non-mi-si-regge. Il mondo è complicato, connesso, fuso, pieno di sentieri e strade che si incontrano, si intrecciano. Mi piace esplorare quelle piu' strambe.

Chi mantiene le promesse elettorali? Risposta semplice…

il mio nome è nessuno

Risposta breve: Nessuno. Mai. In nessun posto.

Lo spiritoso mural recita:

Vota per: NESSUNO

Nessuno manterrà le promesse elettorali
Nessuno ascolterà le tue preoccupazioni
Nessuno aiuterà i poveri e i disoccupati
Nessuno si interessa!

Se Nessuno sarà eletto le cose andranno bene per tutti

NESSUNO DICE LA VERITA’

Ha ragione ahimé, noi, voi, essi.

E lo sappiamo.

Ed allora Perché continuiamo a votarli?

Semplice: Per paura, per speranza. Paura di un cambiamento che sentiamo minaccioso o pericoloso e speranza che questo cambiamento avvenga.

Il guaio è che, per avere abbastanza voti, bisogna promettere tutto ed il contrario di tutto. In una situazione in cui, SE fossimo onesti, si dovrebbe ammettere che il mondo è cambiato per sempre e che è ora di riformulare le attese per il nostro futuro e quello dei nostri figli, riportandole all’interno di quanto è possibile in un pianeta finito, con risorse in esaurimento, decisamente sovrappopolato e con una forte crisi di identità (eufemismo). Poiché quindi lo ‘Iatus’ tra quanto è possibile o consigliabile fare e quanto le persone (la ggente) si attendono aumenta, ogni singolo partito sta diventando sempre più populista. Ovvero si prepara ad esercitare un potere plebiscitario, una carta bianca firmata dagli elettori (la minoranza che voterà il raggruppamento politico che otterrà la maggioranza dei seggi).

In poche parole la democrazia scivola, per necessità di cose, verso la demagogia. E questa, come ricordava Tucidide quasi 2500 anni fa, verso l’oligarchia e la dittatura. Il processo, a mio avviso, avviene su scala mondiale.

Benché non sia detta l’ultima parola (la Storia ci insegna che le giravolte capitano) c’è da chiedersi se ci si possa ancora rendere complici di una commedia, votare persone che sanno bene, nella stragrande maggioranza dei casi, di mentire e che, nondimeno, preferiscono una menzogna di successo ad una verità scomoda. Noi di Crisis siamo, scusatemi, di pasta diversa. Ci rassegniamo ad un successo di nicchia (se e quando va bene) ma le verità scomode ve le scriviamo e scriveremo sempre tutte.

In effetti, a non essere in lista, qualche vantaggio c’è.

Bottiglie riciclate ed altri disastri

imageLe bottiglie di vetro riciclato sono ecologiche, giusto?

Sbagliato!

La vituperatissima lattina è MOLTO ma MOLTO più ecologica, almeno considerando l’energia necessaria per realizzarla.

Possibile?

Ma se il vetro NUOVO, ha un “costo energetico” pari a circa 6 kWh/kg e quello riciclato 3-4 kWh, mentre per un kg di alluminio di alluminio ci vogliono ALMENO 14 kWh, senza considerare la devastazione del territorio etc etc etc?

Beh, intanto anche l’alluminio si ricicla. Poiché l’alluminio fonde a temperature molto più basse del vetro ed è più facilmente separabile dalle varie impurità, si risparmia MOLTA più energia, secondo le stime dal 95 al 97%. Quindi un kg di alluminio riciclato ha un costo energetico al massimo di 700 Wh, un quarto o un quinto del vetro riciclato.

Poi, molto semplicemente, il vetro pesa. Una bottiglietta di birra nazionale da 33cc pesa sui 200 grammi ( i due terzi del contenuto) mentre una lattina pesa 14-16 grammi. Anche se( come del resto per il vetro), solo una parte, circa due terzi, dell’alluminio proviene dal riciclo, cfr questo link, siamo comunque a circa 600 Wh vetro contro (forse) 90 Wh. Non c’è storia.

Ancora peggio le bottiglie in PET, per le quali, in apparenza, ci vogliono circa 25 kWh di energia al kg. ( che corrispondono a circa 2kg e mezzo di petrolio). Una bottiglietta da mezzo litro ( un poco più grande dei due concorrenti) pesa circa 33 grammi, per circa 800 Wh. Purtroppo è anche la meno riciclabile, perché finisce mescolata insieme ad altre plastiche, cosa ad onor del vero in via di miglioramento, grazie alla raccolta insieme al vetro.

Bene, direte voi, ma dove vuoi andare a parare, che c’entra questa specie di spot per le lattine vs il vetro con Crisis? C’entra, eccome. Perché dimostra come sia IDIOTA distruggere una bottiglia per farne una identica e come il riciclo, pure necessario, sia del tutto insufficiente Per una transizione decente verso una società sostenibile.

Riciclare una bottiglia, pure necessario, è idiota?

Certo, è idiota, inutile ed un vero disastro, sul piano energetico. Perché è molto ma molto più sensato il riuso. Sia su scala familiare, portarsi la bottiglia da casa. Sia sul piano industriale. Le bottiglie di vetro basta raccoglierle intere e lavarle.

Ovvero quel che si faceva quaranta anni fa, quando la costituzione era giovane ed il sottoscritto leggeva del futuro sul Corriere dei Ragazzi….

La verità al tempo della Crisi: il caso di Firenze

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ANSA

Stamattina verso le 6 e 15, a circa 100 metri dal Ponte Vecchio, la rottura di una condotta dell’acquedotto da 700 mm ha sbriciolato 300 metri di lungarno, facendo collassare le macchine parcheggiate in una voragine profonda 3 o 4 metri. Che la responsabilità non fosse della sfiga cosmica ma umana, mi è parso SUBITO ovvio. Intanto perché una condotta di queste dimensioni, che approvvigiona metà della città non dovrebbe essere MAI soggetta a rottura. La pressione pare fosse di 6 bar, una pressione spaventosa, in grado di sbriciolare le fondazioni di un palazzo e non solo il lungarno. Caso ha voluto che, almeno finora, i palazzi vicini non siano stati coinvolti, grazie alla larghezza del lungarno in quella zona. Fosse successo cento metri piu’ avanti avremmo avuto crolli, morti a decine e, forse il ponte vecchio lesionato gravemente. OVVIAMENTE, a sentire il nostro sindaco a caldo, gli interventi sono stati immediati e tempestivi, lui stesso si è attivato in pochi minuti etc etc.

Nelle parole del comunicato ufficiale del pd cittadino: “L’emergenza è stata gestita nel miglior modo possibile. I soccorsi sono stati immediati, il sindaco Nardella era presente sul posto già dai primi minuti successivi all’evento per verificare i danni. Il cedimento del Lungarno Torrigiani è stato un evento improvviso, causato probabilmente da un errore umano”.

L’errore umano non si discute. Il punto è che CON CERTEZZA non è stato un evento improvviso. ANZI: per almeno SEI ORE ( da circa mezzanotte alle 6 e 15, ora dei primi interventi) nessuno è riuscito a limitare i danni ed evitare il disastro.

Le prove di quanto affermo?

Provvisorie ma credibili:

intanto questo filmato, apparentemente girato subito dopo mezzanotte, dove si vede che la perdita era già spaventosa ed assolutamente in grado di causare il disastro successivo, lasciata senza controllo per sei ore.

Se non bastasse ci sono testimonianze degli abitanti delle case limitrofe, tornati a tarda sera a casa come ad esempio questa

“Già stanotte c’era acqua in strada. Mio figlio è tornato verso mezzanotte e si è dovuto togliere le scarpe: l’acqua, mi ha riferito, gli arrivava sopra le caviglie. Ha chiamato i vigili ma noi non abbiamo poi visto nessuno”

Poi, certo (Update mentre scrivo) è venuto fuori che in realtà un intervento notturno c’era stato:

“Publiacqua specifica di aver registrato a mezzanotte e mezzo “un calo di pressione grazie ad un meccanismo di monitoraggio telemetrico, che interessava il tubo passante: le squadre di Publiacqua sono intervenute subito dopo la rilevazione. Nello stesso momento cittadini hanno informato sulla fuoriuscita di acqua il 113, che ha avvertito le altre forze dell’ordine: da stanotte erano già sul posto e infatti la strada è stata chiusa subito. Dopo l’intervento dei tecnici non i calo di pressione è rientrato. Successivamente non si è registrata alcuna anomalia fino alle 6.15, quando è scattato un secondo allarme con conseguente nuovo intervento delle squadre di Publiacqua”.

Quindi, intanto, Pubbliacqua ancora a mezzanotte e mezzo, ovvero oltre mezz’ora dopo le prime segnalazioni dei cittadini ( cfr il video postato di pochi minuti dopo mezzanotte e la testimonianza poco sopra) non aveva ricevuto nessuna segnalazione e l’intervento delle sue squadre si è svolto dalle 1 alle 3 e spiccioli I vigli monitorano la situazione ancora per una oretta, spostando una dozzina di auto. Poi il crollo. Nelle parole di Nardella:

“Al sistema di allerta di Publiacqua arriva la segnalazione di una diminuzione di pressione in un tubo che poi viene individuato in Lungarno Torrigiani non all’altezza della voragine, ma più vicino al Ponte Vecchio. Arrivano anche segnalazioni al 113 intorno all’una”. La squadra di Publiacqua arriva sul posto ( quindi certamente dopo l’una nda). Alle 3,20 l’intervento è terminato, il tratto di tubo passante su Lungarno Torrigiani che aveva una perdita viene bloccata. La squadra se ne va. “Da quel momento – riprende Nardella – a Publiacqua non risultano più alterazioni di pressione. Fino alle 5 resta sul posto la polizia municipale per spostare 12 auto a titolo precauzionale. Alle 6,15 torna l’allarme al sistema telemetrico di Publiacqua: e lì c’è la voragine”.

Pare evidente che:

L’intervento rispetto all’evento, cominciato intorno a mezzanotte, ovvero oltre un’ora prima, NON è stato tempestivo, ne risolutivo.

Nessuno si è accorto dello scavernamento formatosi dalla prima perdita, che in seguito ha provocato la seconda rottura che a sua volta ha determinato il collasso. Se vi fosse stata una seconda perdita nello stesso posto, in un’altra condotta, infatti, la pressione non sarebbe stata ripristinata. Il ripristino della pressione dell’acqua è una prova che in quel momento non c’erano perdite ma, con tutta evidenza vi erano le condizioni di un cedimento del terreno che provocasse la rottura del tubo.

in poche parole, quanto affermato nel primo comunicato del Pd cittdino NON ERA VERO.

Blablablabla, direte voi, dove vuoi andare a pare e che c’entrano queste cose con Crisis? Più di quanto sembri! Intanto danno una idea della ESTREMA fragilità sistemica del mondo in cui viviamo. Basta un tubo maltenuto  e metà città rimane senza acqua. Basta una tempesta di vento ed un albero caduto e rischiamo ( abbiamo rischiato l’estate scorsa) di restare senza acqua PER MESI.

Poiché le manutenzioni non creano consenso è chiaro che, con la politica che passa il convento ai tempi della crisi, ad esse è destinata una cifra insufficiente e spesso decrescente nel tempo. Invece le infrastrutture realizzate nei momenti del boom economico, ponti, strade, acquedotti, linee elettriche, centrali elettriche ed idroelettriche hanno un bisogno crescente di risorse crescenti.

E la verità che c’entra?

C’entra, eccome, perché il primo istintivo bisogno della forza politica di governo cittadina ( non credo che altre forze si sarebbero comportate diversamente, purtroppo) è stato quello di dichiarare, anche contro l’evidenza immediata dei fatti, che tutto andava bene, l’imprevisto era stato gestito prontamente etc etc. La clamorosa evidenza dei fatti ha imposto una brusca sterzata e la ricerca di un capro espiatorio che ovviamente sarà un dirigente TECNICO e non politico di publiacqua. Anche se, altrettanto ovviamente, la decisione di allocare le risorse in una società a capitale di maggioranza pubblico è una decisione non tecnica ma POLITICA.

Le responsabilità di quanto è successo sono quindi tatticamente tecniche ma strategicamente politiche e coinvolgono numerosi esponenti dell’attuale governo ( ed anche di quello precedente)

La verità è un optional in politica. Conta L’IMMAGINE e lo dimostrano in queste circostanze relativamente minori. Conta la rappresentazione della realtà, non la realtà.

Alla verità ci si deve rassegnare e solo se costretti.

Ed arrivo al nocciolo:

Se succede in circostanze gravi ma relativamente minori, dove è in gioco solo un poco di faccia, vi immaginate quando si tratta di affrontare rischi sistemici? Quando affrontarli significherebbe mettere in discussione l’intero assetto socioeconomico attuale?

Un vero rivoluzionario, un palestinese, disse, parecchio tempo fa, che la verità ci avrebbe reso liberi.

Dovremmo ricordarcene sempre ed implacabilmente, ogni singola volta che, di fronte ad un disastro, ad una guerra, ad un evento dichiarato imprevisto si afferma che ci si sta muovendo con decisione efficienza efficacia etc etc.

Ah si? e prima?

Un’ora, un giorno, mese, anno, decennio prima?

Che facevate PRIMA?

Dove eravate?

Verità, a priori, per quanto possibile. Onestà intellettuale ( nel caso sarebbe bastato un : non sappiamo come è andata per salvarsi la faccia) Non sono optionals o remoti ideali. Sono mattoni fondanti di qualunque politica che ci possa tirare fuori dal disastro collettivo verso cui, con sedicente efficienza efficacia e prontezza ci stanno portando. Anche senza rubare. Anche senza essere corrotti, concussi, cooptati subornati. ricattati. La prima onestà che manca è quella intellettuale.

Le altre, TUTTE le altre, sono solo conseguenze.

La crescita che non esiste e la Lavandaia di Via dell’Oche

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http://thumbs.dreamstime.com/

Per una volta non parliamo delle sfighe italiche. Allarghiamo uno zinzino il punto di vista e passiamo al trascurabile quanto affascinante terzo pianeta della stella Sole. Un compito da lavandaia di Via dell’Oche, che ovviamente bada al sodo e cerca di ridurre il bla bla a qualcosa che possa essere scritto sul retro di una lista della spesa ( o della Lavandaia, ovviamente).

Detto, fatto, un semplice studio del Mc Kinsley Institute, oltretutto vecchio di un annetto abbondante, è in grado di riassumere la situazione al di la delle chiacchiere, nostrane e globali.

Dal 2007 al 2014 il totale dei debiti mondiali, pubblici e privati, è aumentato di 57 MILA miliardi di dollari, passando dal 269 al 286% del prodotto interno lordo planetario.

Anche solo sulla base di queste cifre,  più o meno in linea con altre stime facilmente reperibili in rete, è chiaro che la presunta ripresa della crescita mondiale, successiva alla crisi del 2007-2008 NON ESISTE.

E’ una crescita alimentata da un debito che cresce più di lei, ovvero è una crescita apparente anzi: FALSA, perché dovrà essere, prima o poi, pareggiata da una decrescita che rimetta in equilibrio il sistema, essendo ormai improbabile una esplosione della domanda mondiale, per mancanza di mondo e di abitanti non (ancora) indebitati.

Più prima che poi, visti i valori di indebitamento raggiunti; ricordiamoci che sono quelli ufficiali, cioè ottimistici, perché non tengono conto dei leverages bancari, dei sistemi di riassicurazione, delle previdenze private etc etc. in poche parole sono valori minimi che potrebbero rivelarsi solo una percentuale modesta rispetto ai valori reali, in caso di implosione concreta del sistema.

Forse servono cifre ancora più semplici più di immediata comprensione, per cogliere QUANTO sia drogato il sistema. torniamo alle cifre iniziali.

 A partire da tali cifre ricaviamo il PIL mondiale nel 2007, 52mila miliardi di dollari e nel 2014, circa 69mila miliardi. Abbiamo avuto una crescita media di 2400 miliardi di dollari all’anno.

Nello stesso periodo il debito totale mondiale è aumentato di oltre 8100 miliardi/anno.

Capite bene che non solo la crescita è stata INTERAMENTE realizzata a debito ma che buona parte di questo debito è stato improduttivo, si è trattato di un impoverimento netto dei paesi a vantaggio di una parte non produttiva della popolazione. In poche parole si sono tradotti in arricchimenti sconfinati per pochissimi noti. Come posso dirlo? Non potrebbe trattarsi di un generale arricchimento della classe media mondiale?

No, purtroppo , no. IN TUTTO IL MONDO, nello stesso periodo, i depositi bancari sono aumentati di solo il 6% del PIL, circa 1800 miliardi di dollari l’anno.

Come sappiamo bene, almeno noi PIIGS, anche il debito pubblico finisce, in qualche modo poco piacevole di diventare privato, quindi non ha senso fare differenze. La somma della crescita del PIL e dei depositi mondiali 2400+1800= 4200 miliardi di dollari l’anno è poco più della metà dei debiti contratti nello stesso periodo, oltre 8000 miliardi come abbiamo visto.

Il mondo è chiaramente diretto verso un default generalizzato, come qualunque padre di famiglia potrebbe confermare, a vedere queste cifre.

Certo, ma probabilmente non con la calma che le suddette cifre sembrano indicare. Eh si, perché esistono i prodotti derivati, che riempiono i portafogli di ogni istituzione finanziaria che si rispetti e popolano i sogni dei loro direttori. Quando la situazione deciderà di implodere per benino, questi prodotti, che mediamente si annullano tra di loro come le particelle virtuali sul confine dell’orizzonte degli eventi di un buco nero, si troveranno a  dover esistere e saranno VERI guai.

Anche perché sono tra 5 e dieci volte il totale dei debiti mondiali….

Mi sa che i sogni dei direttori sono piuttosto spaventosi…

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La fine dell’auto a petrolio nel 2025?

Iran-refuses-to-deliver-500k-barrel-oil-shipment-to-GreeceE’ una notizia storica: Ci si avvia a vietare la vendita di auto a motore endotermico ( insomma a scoppio) entro il 2025.

Certo : in Norvegia ed Olanda, per ora.

Ecco il link per l’Olanda :

Only electric cars should be sold in Netherlands from 2025

Altri paesi europei ci stanno seriamente pensando.

Non in Italia, dove, come abbiamo visto, Marchionne non è esattamente favorevole alle auto elettriche. Per non parlare del mio sindaco, Nardella, che in una recente intervista ancora pensa alle auto ad idrogeno. Una tecnologia mai decollata, estremamente complessa ed inefficiente, ormai completamente superata dagli eventi. «Ne ho parlato con i tecnici di Bruxelles impegnati in analoghe iniziative in Germania e Belgio: avremo stazioni per l’erogazione dell’idrogeno. In questi mesi lavoreremo con la Commissione europea e cercheremo partnership con le case automobilistiche che hanno queste auto in vendita».

Peccato che esista solo la Toyota Mirai e costi 75.000 dollari.

E peccato che l’efficienza di un’auto ad idrogeno, tenendo conto delle perdite per la produzione e lo stoccaggio di idrogeno ( perdite non emendabili, almeno in questo universo, causa leggi fisiche e chimiche) siano tali da renderla meno ecologica di una auto a metano…

E’ incredibile che si ignorino gli oltre 400.000 ordini già raccolti per la Tesla 3. E’ incredibile che si ignori il fatto che attualmente vengano prodotte, per dire, oltre 100 Tesla al giorno contro 2-3 ( se va bene) Toyota Mirai….o meglio: NON è incredibile. Semplicemente i nostri decisori non hanno alcuna minima idea su questi argomenti e si arrangiano per sentito dire, confidando che anche il loro intervistatore sia altrettanto ignorante ( il che purtroppo succede quasi sempre)

Se vi chiedete come mai continui a citare Tesla, è per un motivo molto semplice: è la prima casa automobilistica ben strutturata che realizza SOLO auto elettriche ed è la prima che ha raggiunto questi numeri. SE come e QUANDO le altre case decideranno di rinunciare alle loro stufe a petrolio, avremo modo di vedere se, dopotutto, fosse così difficile cambiare paradigma di trazione.

Non di mobilità, notate bene.

La mobilità è una cosa diversa dai mezzi con cui ci si muove. L’attuale paradigma è demenziale e dannoso per la salute. E’ indubbio ed anche qui ci va una rivoluzione copernicana. Ma per questo qui su Crisis, Ha scritto già  Marco, molto meglio di come avrei potuto fare io.

Riscaldamento globale: il punto, in tre grafici.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10154176536012173&set=p.10154176536012173&type=3&theater
da un post di Marco su Fb

Per il 99,83% degli articoli peer reviewed ( ovvero che hanno subito un processo di verifica e controllo preliminare da parte di esperti qualificati nda) sul clima il riscaldamento globale è una realtà.

Lo 0.17% per cento lo nega.

Non esiste praticamente nessuna teoria o affermazione o fatto acclarato, in alcun settore scientifico, che riceva una percentuale di consensi così elevata.

Ricordatevelo, la prossima volta che vedrete, in un dibattito televisivo, un climatologo o altro sedicente esperto negazionista.

Estensione dei ghiacci artici, 18 Maggio 2016
Estensione dei ghiacci artici, 18 Maggio 2016

I ghiacci marini artici si stanno sciogliendo ad un ritmo mai visto. Siamo abbondantemente sotto i minimi di sempre e il 2016 si avvia a stracciare il record ( negativo) del 2012. Visto il post recente, non vi ripeterò che potremmo essere usciti definitivamente dalla fascia di oscillazione “naturale”, con il risultato che le previsioni, già negative dei climatologici potrebbero rivelarsi clamorosamente errate per difetto.

Credo basti questa immagine, tratta da quel post.

 

 

Attrattori strani e clima terreste

http://ugobardi.blogspot.it/2016/05/male-molto-male-niente-affatto-bene.html

Probabilmente avrete già visto qualche volta, le strane evoluzioni di un sistema proposto da Lorenz: i famosi “attrattori strani“.

in sostanza, pur  se, nella sua caoticità, il sistema non ritorna MAI esattamente nello stesso stato, si può comunque fare qualche previsione: il sistema si evolverà all’interno di un campo abbastanza definito, con oscillazioni casuali. Qui sotto un esempio dinamico.

Quel che pochi sanno è che questo sistema fu concepito da Lorenz proprio per indagare l’evoluzione dei sistemi meteorologici, in forma più maneggevole. In sostanza fu un tentativo di ridurre la complessità del clima ad un modellino MOLTO semplificato, che pure desse qualche indizio sul comportamento del mondo reale su cui detto sistema si fondava.

La faccenda diventa immediatamente complessa (anche se affascinante) quindi restiamone fuori. A me QUI interessa solo far presente una cosa: la temperatura media mensile mondiale sembra, per oltre cento anni, aver oscillato in modo apparentemente casuale all’interno di una banda abbastanza definita poi, prima timidamente e negli ultimi anni in modo esplosivo, ne è uscita, a quanto pare senza fare più ritorno. La traiettoria degli ultimi due anni è da brividi.

Come potrete vedere, il sistema giocattolo ha DUE attrattori e, oltre un certo punto il sistema trova un nuovo equilibrio intorno a una situazione COMPLETAMENTE diversa da quella precedente. Ovviamente un sistema complesso ha un comportamento complesso con molteplici punti di equilibrio.

Quanti? Quali? Dove? Nessuno, ad oggi, ha una risposta precisa.

Conclusione:

Forse siamo appena riusciti a scappare al controllo di un qualche attrattore strano. temo, però che non sia una buona notizia. Per niente.

Ringrazio Ugo per l’immagine di apertura.

Disco Inferno: gatti distratti ed il Canada arrosto

Si, si, si. Lo so. Che cavolo c’entra una hit disco degli anni’70, a parte il titolo suggestivo, con lo spaventoso incendio in atto in Canada, che ha già carbonizzato oltre 2000 km quadrati di territorio intorno a Fort MC Murray, Alberta, un’area grande come una intera provincia italiana, con danni ad infrastrutture e città che potrebbero essere i peggiori della storia?

Più di quanto sembri.

Partiamo,a sorpresa dal gatto.

Che, poveretto, NON è il responsabile della conflagrazione ma piuttosto il soggetto di una metafora.

Poniamo che un gatto, quando finalmente il suo padrone, tardo epigono dei mitici Trammps, alla ricerca di una birra, cessa di produrre orribili suoni, si avvicini al microfono, appoggiato ad una delle casse. Supponiamo che detto gatto, sia oscuramente consapevole che detto microfono sia la fonte di tutti i suoi mal di testa. Sapete come fanno i gatti, no? Seduti accanto all’oggetto a loro antipatico, cominciano a prenderlo a schiaffetti fino a farlo cadere. Il microfono, schiaffeggiato con particolare dedizione dal micio, cade ai piedi della cassa su cui era posato. il rumore della caduta, debitamente amplificato, viene restituito dalla cassa stessa, che ora è a circa 5 centimetri di distanza. Il frastuono prodotto dalla cassa viene anche esso debitamente trasformato in un segnale elettrico che, debitamente amplificato, viene restituito come un fragore di tuono insieme ad un fischio che scala in un urlo lancinante, che viene ancora colto ed amplificato… sapete come va a finire: o il padrone del microfono nonché coabitante del gatto interviene prontamente o il sistema risolve il problema da solo, friggendo una componente elettronica o distruggendo una delle casse, insieme alle orecchie di tutto il vicinato. Non del gatto, che è già ad almeno 50 metri di distanza. Questo fenomeno di “riverbero” che conosciamo tutti, è un esempio di una categoria molto ampia di risposte con retroazione: si chiamano “feedback positivi”.

Ecco: questo è quello che potrebbe succedere, se non sta già succedendo, in Canada. Una versione decisamente più catastrofica e macroscopica del famoso battito d’ali della farfalla.

Cantare e suonare hit anni ’70 in presenza di orecchie MOLTO sensibili ha conseguenze inaspettate e, alle volte catastrofiche.

Accendere un fuoco, gettare un tizzone, semplicemente provocare un corto circuito su una linea elettrica interrata, oppure un semplice fulmine, possono avere conseguenze fuoriscala, quando il suolo è molto ma molto più secco del normale, in questi umidi luoghi e la temperatura è  VENTIDUE GRADI oltre la media stagionale ( che sarebbe come se da noi, oggi, ci fossero 45 gradi). Il calore degli incendi, la fuliggine depositata, il metano rilasciato dal permafrost che si scioglie, sono tutti feedback positivi: aumentano l’assorbimento di calore, surriscaldando ancora di più il territorio.

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Ovviamente questo a sua volta aumenta il rilascio di metano da parte del permafrost, che a sua volta… insomma: avrete capito: SE non interviene qualche fattore limitante esterno, si può destabilizzare l’intero equilibrio del nord del Canada con conseguenze epocali non in venti anni ma nel giro di una sola stagione. Oltretutto, l’abbiamo accennato, la copertura nevosa e l’estensione dei ghiacci marini è ai minimi assoluti e, anche senza eventi macroscopici di queste dimensioni, siamo avviati a battere i record ( negativi) del 2011. Anche qui abbiamo effetti di feedback positivo: l’acqua marina ha una albedo bassa, intorno al 10%, da confrontare con il 90% ed oltre del ghiaccio. Il mare artico privo di ghiacci si scalda, quindi, rapidamente e questo, al solito, porterà al rilascio di maggiori quantità di metano che a sua volta…Brutto vero?

Se vi chiedete dove si potrebbe arrivare vi posso dare un numero: nel cosiddetto massimo termico Paleocene/eocene ( che qualche negazionista climatico usa come dimostrazione che la Terra è stata più calda di oggi e tutto è andato bene) al polo nord la temperatura media era di circa 13 gradi. Più o meno come a Milano, oggi.

Nota bene: i poli stavano ( piu’ o meno) dove stanno oggi. Insomma parliamo di territori che ANCHE A QUEI TEMPI erano all’estremo Nord. Domanda: che temperatura media c’era, alle nostre latitudini?

Non lo sappiamo di preciso ma siamo certi che fossero torride. Probabilmente le zone intorno all’equatore diventarono troppo calde per le specie animali più evolute.

La cosa interessante è che ora sappiamo che tale spaventoso aumento ( da 10 a 6 gradi!!) delle temperature medie è associato con un picco di rilascio di carbonio nell’atmosfera, sulla scala di circa 20.000 anni. Le ragioni di questo picco sono discusse ma una delle ipotesi deriva proprio da effetti di catastrofico feedback positivo Dovuti ad incendi estesi e ripetuti nelle foreste boreali ( ed australi, anche in Antartide si stava abbastanza bene) del periodo. Conseguente rilascio a catena di metano dal permafrost e dal mare etc etc.

Tutto questo è teoria.

Ma, ad esempio, cosa sta succedendo alla concentrazione di metano in queste zone?

Ecco la situazione il 3 Maggio, un paio di giorni dopo l’inizio degli incendi.

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Il puntino blu  a sinistra della macchiolina purpurea, dalle parti del canada occidentale ( aguzzate gli occhi) è Fort Murray. E’ evidente che i livelli di metano nei dintorni dell’incendio sono elevatissimi ( il magenta indica il fondoscala). Si tratterà di un incendio provocato dalle fughe di metano dal permafrost, come l’anno scorso in Siberia? Si tratterà, come più probabile, di un rilascio dovuto all’incendio stesso?

in ogni caso si tratta di un fenomeno di feedback positivo. Srà un’estate calda. MOLTO MOLTO calda, nelle zone artiche.

Ci consoleremo cantando a squarciagola (alla larga dal gatto):

Satisfaction came in a chain reaction – Do you hear?
I couldn’t get enough, so I had to self destruct,
The heat was on, rising to the top
Everybody’s goin’ strong
That is when my spark got hot

………….

ps: dedico la canzone a Marco, amico fraterno, che, giusto 38 anni fa, mi fece conoscere i trammps: oggi compie gli anni!!

L’auto elettrica ha vinto? 1: Tesla, Marchionne e Gandhi.

auto.it
auto.it

Vi preannuncio che il tema si presenta variegato e succoso, per cui mettetevi comodi: non lo esaurirò in un solo post. Per intanto partiamo da marchionne e dal suo odio per le auto elettriche. Niente di speciale, direte voi,  Si sa che Marchionne è fatto così. Peccato che La Fiat, abbia un centro ricerca avanzatissimo e molto invidiato che, a parte rivoluzionare il settore dei motori endotermici, ha sempre avuto ampie capacità anche nel settore dei veicoli alternativi.

Peccato che in questo modo una casa automobilistica tradizionale e con una immagine ormai irrimediabilmente compromessa a livello internazionale, abbia perso una opportunità irripetibile, in quanto, probabilmente ultima. Anche perché l’unione con Chrysler ha ancora di più consolidato la sua immagine di auto economica ma non particolarmente affidabile.

Peccato che, quando fu proposto dall’On. Lulli, ormai MOLTI anni fa, un disegno di legge che voleva creare un plafond di oltre 100 milioni di euro da dedicare alla promozione della diffusione dei veicoli a zero emissioni, Marchionne fece quello che per lui doveva essere un enorme sacrificio: SI MISE LA CRAVATTA ( la cosa era tanto inconsueta da fare notizia) ed andò alla camera a spiegare che il suo piano industriale ESCLUDEVA i veicoli elettrici ( il che in una audizione su un progetto di legge che prevedeva aiuti per queste categorie era quantomeno singolare). Finì come doveva finire: i suddetti aiuti furono “rimodulati” in modo da comprendere anche le auto a metano…

Il confronto con Tesla, per quanto riguarda dedizione e capacità di analisi del futuro è illuminante. Serve a far comprendere la cecità ed ottusità di un management che sta cancellando, è inesorabile, la presenza italiana nel mercato dell’auto.

E spiega il riferimento a Gandhi ed alla sua famosa frase “Prima ti ignorano. Poi ti irridono. Poi ti combattono. Poi hai vinto.”

  1. PRIMA TI IGNORANO

Nel 2010 vengono vendute le prime 50 Tesla Roadster in Italia

Marchionne 2010:

“Gli esperti internazionali concordano sul fatto che la quota di vetture elettriche non potrà superare il 5% del totale neppure tra dieci anni. Gli ostacoli ad un’ampia diffusione dell’elettrico sono ancora molti. Il prezzo è ancora troppo elevato, sia a causa dei bassi numeri di produzione sia a causa del costo della batteria”

Marchionne 2011:

“L’anno prossimo lanceremo la 500 elettrica sul mercato americano, e perderemo 10mila dollari ogni auto prodotta e venduta lì. Figuratevi se dovessimo esportarla verso l’Europa. Negli Usa ci sono degli incentivi legati allo sviluppo di veicoli a emissioni zero [ed, inoltre], la 500 elettrica ci serve a sviluppare tutte quelle tecnologie che utilizzeremo sui modelli a propulsione ibrida.” ( auto ibride Fiat nel 2016? Nessuna. nda)

Marchionne 2012:

” Lo abbiamo visto nel mercato Usa – ha dichiarato – e lo vediamo qui. Il costo della tecnologia è altissimo, è inutile illuderci che salvi il mercato dell’auto”

2) POI TI IRRIDONO:

Marchionne 2012 ( in occasione dell’approvazione della modifica del codice della strada che ha permesso la realizzazione di conversioni elettriche delle auto esistenti)

“Capisco che entusiasti politici e amministratori pubblici vedano questa trazione come rimedio per tutti i mali di inquinamento e rumore ed emissioni, ma oggi si tratta di una tecnologia che non è alla portata delle tasche normali, è una mobilità poco sostenibile in termini di diffusione di massa. Non sto dicendo che sia una tecnologia da abbandonare, tutt’altro, ma indirizzare tutto lo sforzo normativo per promuovere questo tipo di trazione porterebbe solo ad un aumento di costi senza nessun beneficio immediato e concreto. Sembra più saggio concentrarsi su motori tradizionali e carburanti alternativi”

Tesla Gennaio 2013: Model S sbarca in Italia.

3) POI TI COMBATTONO.

Marchionne 2013:

“Non sto dicendo che l’auto elettrica sia un progetto da non considerare – spiega – in Fiat ci stiamo lavorando seriamente con Chrysler che ha sviluppato grandi competenze. Ma è bene sapere che per ogni 500 elettrica venduta perderemo circa 10.000 dollari, un affare al limite del masochismo”

Tesla Gennaio 2014: Nel 2013 vendute 22.000 Tesla.

Marchionne 2014 in inglese, ad un convegno USA):

“I hope you don’t buy it because every time I sell one it costs me $14,000,” he said to the audience at the Brookings Institution about the 500e. “I’m honest enough to tell you that.” “ci rimetto 14000 dollari per ogni fiat 500 e. Sono abbastanza sincero da dirvelo”

(The gasoline-powered Fiat 500 starts at almost $17,300 including delivery charges, while the 500e starts at $32,650 before federal tax credits. Consumers are not willing to pay a price that covers Fiat’s costs so it loses money on the 500e.)

Through April, the automaker sold 11,514 of the 500 cars in the United States this year, down about 15 percent from the same period last year. The company does not break out 500e sales.

“I will sell the (minimum) of what I need to sell and not one more,” Marchionne said of the 500e. “Ne venderò il minimo possibile e non una sola di più”

 

Marchionne 2015 (parlando di Tesla ed Elon Musk): “Sono rimasto incredibilmente impressionato da quello che è riuscito a fare quel ragazzo”

Gennaio 2016: vendute oltre 55.000 Tesla nel 2015.

Marchionne 2016:“Il know how sull’elettrico è parte del DNA di ogni azienda seria e capace come FCA: dateci tempo di dimostrare il nostro valore, ma quando sarà prodotta e sul mercato, non prima. La verità è che nessuno guadagna con le auto a zero emissioni. Nemmeno Elon Musk (ceo di Tesla, ndr) che pure considero il guru del settore. Se uno va a guardare gli ultimi 100 anni, prima le industrie producevano tutto internamente. Oggi è il contrario, produciamo internamente motori e trasmissione…L’introduzione dell’elettrico ha tolto anche quel campo di competenza. Non siamo produttori di batterie e non dobbiamo per forza produrre motori elettrici”. 

Marchionne Aprile 2016:

“Non mi vergogno di dirlo – ha spiegato il top manager – Se Musk mi dimostrerà che l’auto può essere redditizia a quel prezzo (35 mila dollari negli Usa, ndr) copierò la formula, aggiungerò il design italiano e la porterò sul mercato entro un anno”. (!!!!!?!! BUM!! nda)

“Le numerose prenotazioni non mi sorprendono – ha aggiunto il Ceo  ma poi bisogna vendere le auto e guadagnare”

“Meglio arrivare tardi che essere dispiaciuti”.

4) POI HAI VINTO

Tesla Aprile 2016: 400.000 ordini per la tesla 3 il singolo caso più grande nella storia del marketing

Marchionne Maggio 2016: si cerca un accordo con Google per sviluppare sistemi di guida autonoma. Disponibile nel futuro, ovviamente, prima ci vanno sperimentazioni etc etc etc.

peccato che un sistema del genere è stato reso disponibile da Tesla già da alcuni mesi, come un semplice aggiornamento del Sw dell’auto, che già è in grado di parcheggiare, evitare ostacoli improvvisi, incidenti etc etc.

Non è il futuro. E’ presente. I proprietari di Tesla stanno utilizzando questa tecnologia ORA.

Sintesi: L’auto elettrica ha vinto, il suo Napoleone si chiama TESLA ( perchè i meriti vanno allargati all’azienda e non solo al suo fondatore) Fiat e, se per quello, BMW, Audi, VW, VOLVO, GM, etc etc inseguono senza grandi speranze. La Guerra continua e continuerà vedrete, in modi sempre più feroci, ma la cosa è evidente.

Ne parleremo, insieme a qualche considerazione più generale sulla mobilità personale, in un prossimo post.

Per intanto:

Vediamo di capirci. Caro Marchionne: sono ALMENO sette anni che ci spieghi, con molta pazienza ed altrettanta ottusa ostinazione, che le auto elettriche non hanno un futuro.

Poi ti tocca ammettere, di fronte all’evidenza dei fatti, che questo futuro è qui, è qui per restare e sei stato volutamente fermo, perdendo sette anni.

POI, senza alcun sprezzo del pericolo, immemore delle proiezioni (che a me sembrano tout court balle) sesquipedali di cui hai infarcito i tuoi comunicati PER ANNI, mancandole tutte, dichiari che IN UN ANNO Potresti fare un’auto in grado di competere con una Tesla?

IN UN ANNO? Quando da alcuni anni non riesci ad azzeccare un modello che è uno, nemmeno per sbaglio?

Senso del pudore, mi pare evidente, non l’hai mai avuto.

Senso del ridicolo? No, eh?

 

 

Crisis e Renzi? Storia lunga….

www.deborabilli.it/

…Non perché lo conosca personalmente, sia chiaro, benché l’abbia incontrato più di una volta, per motivi istituzionali o, più semplicemente, perché andava a mangiare dal mitico Lino, dietro casa mia…

Mi sa che avete idea di come la pensi OGGI, sul nostro esimio.

Per sapere come la pensassi in tempi non sospetti, sette anni fa, ecco qui un post del 2009,  ripescato da Debora ( che ringrazio).

16 febbraio 2009

Le primarie del PD per le elezioni a sindaco di Firenze sono state vinte da Matteo Renzi, 34 anni, attuale Presidente della Provincia di Firenze, uno dei più giovani esponenti politici locali e italiani. In fondo dovremmo essere contenti, perchè vince un giovane, perchè è un tipo fattivo, perchè finalmente si parla di sostenibilità, di sociale, etc etc. Premesso che i politici vanno visti alla prova dei fatti, è tuttavia disarmante che un giovane, probabilmente di freschi studi abbia idee cosi confuse in campi essenziali come quelli della sostenibilità ed in particolar modo sia ancora convinto che sia una buona idea realizzare NUOVI inceneritori per non ridursi ad un “sudiciume come è successo a Napoli”. Potete verificare da soli. in una intervista rilasciata recentemente, quale sia a grandi linee il Renzi-pensiero. Certo: la buona volontà non manca, si parla di recupero di spazi verdi, dell’interessante progetto di recupero e restauro delle fatiscenti pescaie dell’Arno a fini idroelettrici, del risparmio energetico, si danno incentivi infomrazioni e chiarimenti tramite uno sportello apposito della Provincia, ma insieme si mescola un populismo minaccioso nei confronti di chi ha cercato e cerca di far presente che gli inceneritori NON sono una buona idea e altri discorsi che non promettono molto di buono a chi, sulla base di fatti e dati scientificamente raccolti e presentati, cerca di spiegare che il consenso popolare di area vasta non è e non può essere l’unico metro di giudizio nelle scelte strategiche sul territorio e che le evidenze scientifiche vanno rispettate e considerate. Probabilmente siamo incontentabili, noialtri aspisti, probabilmente mi sarebbe piaciuto che prendesse una decisa posizione nei confronti della mobilità alternativa, probabilmente da un giovane che si dice attento alle politiche ambientali si pretende istintivamente di più che da una vecchia volpe della politica. Sarà tutto questo ma non riesco a togliermi il dubbio che il candidato sindaco del PD abbia scelto, d’istinto, di cavalcare un’onda che cresce nella società senza farsi carico di andare troppo al di là delle iniziative di più sicuro successo e presa politica.16 Piuttosto che niente meglio piuttosto, come si suol dire. Rispetto a quel che passa il convento, a Firenze dovremmo essere soddisfatti. In ogni caso mi sento di far presente al potenziale futuro sindaco che dovrebbe tenere conto che certe affermazioni, alla lunga, potrebbero ritorcersi contro di lui; non c’e’ bisogno di dire che la politica, da lungo tempo ha ben appreso l’arte del recupero e del riciclo; schierarsi con decisione a favore degli inceneritori potrebbe metterlo in una situazione difficile, qualora la realtà si incarichi di riportarlo, alla dura necessità di un accordo con le popolazioni che si devono sciroppare nuove emissioni inquinanti vicino alle proprie case, anche se queste costituiscono una minoranza della popolazione. Le bugie hanno le gambe corte: gli inceneritori inquinano, punto e basta. Non credo che chiedere aiuto al governo centrale o precipitare la città in una emergenza come quella di Napoli, dichiarando di NON volercela precipitare, sia una buona idea. In questo caso il nuovo che avanza, inteso come quello di cui non si sa che fare, insomma, quello avanzato, lungi dall’essere riciclato, potrebbe fare la fine da lui proposta per i rifiuti non differenziati.