Superbonus 2.0: una proposta operativa 1/2

Casa, Architettura, Costruzione

Nel Luglio del 2020, grazie ad una lungimirante iniziativa  dell’Onorevole Fraccaro, è stato approvato il primo di una lunga serie di decreti che hanno disegnato un nuovo percorso di efficientamento dell’edilizia privata italiana.

Lo scopo era almeno triplice:

1)      Rispettare gli impegni internazionali presi dal nostro paese, in termini di riduzione delle emissioni climalteranti

2)      Ridurre l’impatto della bolletta energetica sul sistema paese e sulle famiglie

3)     Ridare ossigeno ad un’economia praticamente fermata da un anno di emergenza covid.

La strada indicata dal decreto era rivoluzionaria sotto molti profili: 

Per la prima volta si prendevano esplicitamente in considerazione tutte le misure tecniche concretamente attuabili per migliorare l’efficienza energetica di un edificio; 

Si imponeva il raggiungimento di un livello minimo di efficientamento ( due classi energetiche), si definivano interventi trainanti e trainati. 

Si copriva il 110% della spesa, con l’intenzione, espressamente dichiarata, di consentire, in termini economici, la cessione del credito con un margine sufficiente a coprire i costi finanziari diretti ed indiretti di cessione.

La misura ha avuto un successo immediato, pur tra molte perplessità interpretative, che hanno imposto successive e numerose revisioni.

Le successive precisazioni, correzioni, interpretazioni, intervenute nel tempo, hanno cercato di rispondere alle problematiche ed ai dubbi interpretativi sorti nell’applicazione concreta, che ha visto spesso in difficoltà professionisti le imprese, i committenti ed anche l’agenzia delle entrate, chiamata a svolgere un compito interpretativo di una norma tecnica, per il quale non era ovviamente vocata.

Inoltre, l’entusiasmo suscitato dalla opportunità offerta dal Superbonus, insieme agli evidenti risultati positivi della sua applicazione, in termini di crescita del PIl e dell’occupazione, hanno praticamente imposto, ad un governo non sempre del tutto favorevole e volenteroso, di prolungare il superbonus anche per il 2022 e, per molte tipologie di edifici, il 2023.

Dopo un anno e mezzo dalla sua nascita, è tempo di fare il punto della situazione:

Cominciamo dall’aspetto che è universalmente ritenuto più rilevante: il costo della misura.

La corte dei conti ( link) ha accertato che  il superbonus, lungi dall’essere un costo per lo Stato, è una misura che produce un bilancio POSITIVO per le casse dello Stato: rende più di quanto costi.

Come è possibile?

In breve: facendo emergere ogni singola voce di spesa, evita il sommerso, piuttosto diffuso nel settore edile e, nell’immediato, sotto forma di imposte ed Iva, recupera una buona percentuale del credito appena erogato. 

Ma vi è di più. 

Ovviamente quanto incassato dalle imprese edili, dai fornitori, dai dipendenti dei soci delle dette imprese viene in buona parte utilizzato per l’acquisto di beni necessari al funzionamento dell’impresa ed alla vita dei titolari, dei professionisti e dei dipendenti. Le persone occupate, tendenzialmente, aumentano.

L’aumento dei consumi di questi soggetti si traduce in aumento di fatturato per i loro fornitori  e così via. 

E’ il cosiddetto moltiplicatore del reddito, di Keynesiana (1)memoria:  ogni misura che incide sulla spesa pubblica ha un effetto più che proporzionale sul sistema paese, qualora, ovviamente, sia una misura che si traduca in un aumento delle attività reali del paese. 

E’ questo moltiplicatore Keynesiano quello che, alla fine, fa rientrare con ampio margine nelle casse dello Stato quanto in apparenza versato a fondo perduto, sotto forma di credito d’imposta, il famoso 110%.

Un documento recentissimo della Banca d’Italia (2) stima il valore di questo moltiplicatore sul lungo termine tra 2.8 e 5, in dipendenza delle modalità con cui vengono investite le risorse pubbliche.

La Corte dei conti (3) ha stimato che il superbonus potrebbe ” costare” circa 23 miliardi allo Stato. in realtà siamo diretti verso i trenta miliardi, già ora.

Ma è DAVVERO un costo per lo Stato? ovviamente no, per quanto anzi detto ma anche a verifica: il cresme ( 4) ente nazionale di ricerca e studio nel settore delle costruzioni, ha stimato che tutti i bonus edilizi finora erogati abbiano generato un UTILE per lo Stato di 25 miliardi (5). A monte di: Minori introiti ( detrazioni) per 165 miliardi, maggiori imposte ( iva irpef irpeg etc) per 131 miliardi ed altre varie poste ed effetti, fino ad arrivare all’utile indicato. 

Senza contare quelli indotti dalla maggiore occupazione.

Sulla base di questi studi, non è improbabile che il superbonus finisca per almeno ripagare il suo costo, senza considerare, ovviamente, i vantaggi in termini sociali ambientali e strategici per il paese.

Ma è la migliore misura possibile? Beh… ovviamente no.

(continua)

riferimenti:

  (1) https://www.boeckler.de/pdf/v_2021_29_10_deleidi.pdf

(2) https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2021-0613/QEF_613_21.pdf?language_id=1?pk_campaign=Newsletter-62

(3) https://www.corteconti.it/Download?id=2e9c3f2b-123e-4ad9-bac9-29e5f12c6d88

(4) http://www.cresme.it/

(5)  http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/am0036b.pdf?_1652186124778

(6) https://www.mite.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/emission_trading/tabella_coefficienti_standard_nazionali_2011_2013_v1.pdf

 7)SuperBonus versus Super Malus

I bonus edilizi valgono 50 miliardi di euro, di cui 25 solo per il superbonus.

Solo il 3% delle truffe sono riferibili al superbonus, buona parte di quelle accertate sono per il bonus facciate.

Più esattamente le truffe accertate sono così distribuite: bonus facciate 46%, Eco-bonus 34%, bonus locazioni/botteghe 9%, Sisma bonus 8%, Superbonus 3%.

E questo è noto da oltre sei mesi.

cfr: Superbonus e truffe, Draghi: “Chi più tuona ha scritto la legge che permette di non fare i controlli”. Fraccaro (M5s): “Sbaglia due volte” – Il Fatto Quotidiano

(continua)