EXXON. Avvelenare. inquinare. Indagare. Sopire. Ingannare. Pagare.

La concentrazione della CO2 nell’atmosfera misurata in cima al Mauna Loa, Hawaii

Exxon è la più grande compagnia petrolifera privata del mondo ( la compagnia di bandiera dell’Arabia Saudita è lontana seconda, il fatturato della Exxon supera l’intero PIL dell’Arabia Saudita).

Per sua stessa natura, per convinta scelta, è il lupo cattivo della favola.

Lobbizza i presidenti, vellica i dittatori, accende e spegne a suo piacimento intere economie, promuove guerre di esportazione della democrazia…esplora, trivella, estrae, inquina.

Tanto. Da sempre. Troppo, per definizione. Per necessità.

Nel processo fa un sacco di soldi, da un sacco di tempo. oltre  venti miliardi di utili solo nel 2018.

Ovviamente promuove un sacco di studi e ricerche,  specialmente quelli e quelle che mostrano come il riscaldamento globale NON è colpa sua, come, anzi, è una cosa normale, naturale, di cui non preoccuparsi, che porterà, anzi, la pioggia nel sahara, renderà la Siberia verde, fertile e lussureggiante e, insomma, dovremmo stare sereni.

Oltre il 95% dei climatologi ( eccettuato un piccolo e sparuto numero più o meno direttamente promosso dal Lupo cattivo e dai suoi sodali, amici e compagni di merend… strada) si sgola da molti, troppi anni, a ripetere che abbiamo sempre meno tempo davanti a noi per evitare una catastrofe che potrebbe sconvolgere il pianeta, far morire o soffrire miliardi di esser umani, provocare, guerre, inondazioni etc etc etc. Ultimamente, una esile sedicenne svedese con le treccine si è incaricata di ricordarci, con la dovuta durezza, che il tempo per baloccarsi è finito. Un vecchio amico, climatologo, Luca, lo ribadisce con forza.

O decidiamo che questa è una emergenza e l’affrontiamo per quello che è , con intensità e dedizione simili a quelle espresse durante la seconda guerra mondiale o saranno crauti amarissimi.

OVVIAMENTE i think thank sponsorizzati dalla Exxon, DA SEMPRE, tranquillizzano gli investitori ed i governi. Continueremo ad estrarre petrolio per tanto tempo, ce n’è tantissimo ancora, il riscaldamento globale, non esiste, se esiste non è di origine antropica, se esiste ed è di origine antropica, è un bene, perché porterà i monsoni in zone aride e farà crescere il grano in Alaska e vendemmiare Champagne in Inghilterra.

OVVIAMENTE, l’abbiamo sempre saputo: tutte carrettate di materia organica altamente riciclabile di origine bovina, ben confezionate e profumate.

OVVIAMENTE abbiamo sempre avuto il dubbio che, a forza di cercare appigli per arrampicarsi sugli specchi, avessero imparato a conoscere bene la materia. Si sapeva, da decenni che avevano finanziato numerosi studi e che, ad un certo punto i risultati e le conclusioni di questi studi erano stati secretati.

Il motivo era intuibile.

ORA, a distanza di quasi quaranta anni, alcuni di questi studi sono emersi.

Corrispondono, da un punto di vista mediatico, a mettere la testa sul ceppo, tirare su la lama della ghigliottina con le proprie mani e poi lasciarla andare di schianto.

Quel che emerge da questi studi è semplice quanto disarmante.

NEL 1982 la EXXON; aveva tra le mani una previsione praticamente perfetta e lo possiamo constatare ora, a distanza di quasi 40 anni.

Avevano azzeccato quanta CO2 ci sarebbe stata nell’atmosfera nel 2020, CON UN ERRORE INFERIORE ALL’ 1%, ed avevano azzeccato, con un errore analogamente ridotto, per difetto, a quale anomalia termica rispetto alla media saremmo andati incontro, con quei livelli di CO2.

da uno studio riservato Exxon del 1982

Qui il confronto con le temperature medie mondiali realmente misurate ( wikipedia)

Sul fatto che, con questi ed altri studi a disposizione abbiano fatto tutto quanto era in loro potere per ritardare la presa di coscienza dei popoli e dei governi mondiali c’è poco da aggiungere: ne risponderanno, per danni agli azionisti ( SIC! essendo stati tenuti all’oscuro, dicono i meschini, lamentano un danno) e per i danni al mondo, si spera, proporzionalmente di più.

Pagheranno insomma. Mai abbastanza, ma tanto.

Mi interessa, qui, fare presente un’altra cosa, visto che siamo su Crisis e cerchiamo di scansare le ovvietà, sia pure condividendo chi lancerà le adeguate bordate virtuali di materiale organico altamente fermentato verso le specchiatissime facciate della multinazionale.

I modelli utilizzati per fare previsioni climatiche o sistemiche sono complessi , richiedono una matematica peculiare per essere gestibili/comprensibili ( trasformate di Laplace, anyone?) hanno un sacco di variabili, un sacco di parametri, sono fortemente non lineari….Insomma sono oggetti difficili e da maneggiare con cura, da parte di personale assai competente.

NONDIMENO, quando si applicano ad un sistema gigantesco come la Terra, gli innumerevoli errori, che commettiamo nelle varie semplificazioni ed approssimazioni, si elidono a vicenda. Resta il segnale. Ed è un segnale forte, inequivocabile. Si può addirittura verificare, è anzi una prassi standard, quanto sia sensibile il modello e le relative previsioni, a variazioni dei parametri e delle condizioni al contorno. Purtroppo per noi, si dimostra che i modelli SONO ROBUSTI, nel senso che non è facile far saltare fuori previsioni che siano lontane o opposte a quelle catastrofiche che con pervicacia producono ( ora sappiamo che lo fanno da oltre quaranta anni).

Questo in teoria. Infatti non solo ultimamente i climatologi ma addirittura da oltre 50 anni, dai tempi dei “limiti dello sviluppo” gli scienziati, gli esperti, si sgolano a far presente quanto i loro modelli siano difficili da confutare e quanto i trend previsti siano restii ad essere modificati. Specie se non si cambia paradigma sociale ed economico.

In pratica,  ED ORA LO SAPPIAMO PER CERTO, è assolutamente così.

Ringrazio Insideclimate news per aver scoperchiato il verminaio.

E ringrazio Marco Sclarandis e Gianni Comoretto per la segnalazione.

Un’altra nave, altre balle.

Sea watch. fonte: Ansa

Arieccoci. Siamo sotto elezioni,e  naturalmente una bella Sea watch, nave di una omonima ong che cerca di intercettare i gommoni che partono dalla Libia prima che affondino, ci sta proprio a fagiolo. Per stracciarsi le vesti, ergersi a fiero difensore della battigia italica, etc etc. Il teatrino è il consueto: la nave ferma davanti ad un porto italiano, in attesa per giorni, mentre quelli a bordo si arrangiano come possono. Giuramenti e spergiuramenti che i barbari non passeranno, che i porti italiani sono chiusi.

Poi, nella notte, mentre si affermano proprio queste cose a Firenze, di fronte a 4 gatti e 2000 contestatori, con tono abbastanza stentoreo da farsi sentire fino a sotto le mie finestre, il distrattissimo Ministro scopre che i migranti sono sbarcati e si apre un altro giro di accuse reciproche. Si profila un’altra storia simile a quella di un anno fa.

Intanto, per ricostruire la storia, conviene partire dai tweets della ONG.

I migranti sono stati raccolti a 30 miglia dalle coste libiche. Una motovedetta “” libica” ( le virgolette sono d’obbligo, il cosiddetto governo libico, riconosciuto da pochissimi altri stati oltre l’Italia, controlla, a malapena, alcuni quartieri di Tripoli) si rifiuta di farsene carico e invita la nave dell’ONG a “dirigersi a Nord”.  Prima di tirare fuori le solite storie da ignoranti ( perché non sono andati a Tunisi, perché non sono andati a Malta etc etc etc) ricordatevi di una cosa, fondamentale: la zona SAR ( Search And Rescue) che parte dalla costa ed arriva fino a circa cento miglia a Nord è stata assegnata alla “Libia”,  ma, come coordinamento, ALL’ITALIA.

Le zone Sar aggiornate e le aree di intervento delle varie missioni internazionali ( Mare sicuro, Frontex, Sophia etc etc)

La Storia della tragica farsa di questa zona SAR libica è stata raccontata da tante fonti, tra le quali citerò questa.

OVVIAMENTE, su Crisis di questa e delle altre SAR ho ampiamente scritto, ad esempio sull’analogo post  “dei migranti delle sar e delle balle,”di circa un anno fa.

Una volta che la vedetta libica non prende a bordo i migranti ( peraltro, credo che nessuno lo contesterà, la Libia non ha, in questo momento, sotto piena guerra civile, alcun porto sicuro, come ha ammesso anche il nostro ministro Moavero, alcuni mesi fa) la zona di competenza essendo coordinata dall’Italia, TOCCA ALL’ITALIA.

O crediamo che, per farci un piacere, La Tunisia o Malta avrebbero accettato di farsene carico?

Poco probabile, no?

Quindi la cosa è semplice, al netto di tutte le elementari norme e regole di civiltà umana: La nave della Sea Watch non poteva fare altro che navigare verso le coste italiane.

L’Italia, ormai da molti mesi, come testimoniano anche alcune tragedia avvenute in mare, tra tutte citerò quella di Josefa non coordina un bel nulla. In assenza di controlli, i libici, che peraltro hanno confermato di recente che il coordinamento SPETTA ALL’ITALIA, fanno di tutto e di più e, sopratutto, di peggio.

Lo sbarco in Italia, quindi, era un atto dovuto, nonostante quel che il nostro ignorantissimo Ministro degli interni ( che peraltro NON ha competenza sulle operazioni di polizia marittima e, se per quello, nemmeno sui porti) stentoreamente proclamava quella sera a Firenze.

La cosa , secondo me, tremenda è che si sia dovuto aspettare un magistrato e il suo ordine di sequestro, per fare sbarcare le persone.

In questo basso impero, come in ogni basso impero che si rispetti, le competenze sono minime, i poteri sono confusi, le grida si alzano sempre più feroci in maniera inversamente proporzionale alla capacità di dare seguito ai proclami.

OVVIAMENTE l’indagine si chiuderà in una bolla di sapone.

A meno che non si dimostri un accordo tra i trafficanti di persone e l’equipaggio della Sea Watch, la nave aveva sia il diritto che il dovere di recuperare quelle persone e non aveva alternative a fare rotta verso un porto Italiano.

Bisogna dire che in questa circostanza il Ministro Salvini si è lasciato superare, come deliri nazionalistici di destra, da Giorgia Meloni che prima dimostra la sua totale ignoranza in materia ( o la sua spregiudicatezza nel mentire sapendo di mentire, a scelta) e poi propone di affondare la nave, un atto di guerra nei confronti del paese di cui la nave porta la bandiera.

Naturalmente, la spiegazione più semplice è che a nessuno importi un beato tubo dei migranti, di quanti siano e di cosa facciano, davvero, in Italia.

Interessa, molto di più, quanti voti si riescono a spostare con qualche proclama sufficientemente sanguinoso che li utilizza come bersaglio.

Finché ce ne sono, possibilmente tanti, possibilmente disperati, sono un pacchetto consistente di voti. Perché rimandarli indietro quindi?

I due milioni stanziati a tal fine nel cosiddetto “pacchetto sicurezza” che dovrebbe essere discusso nei prossimi giorni, la dicono lunga sulle reali intenzioni  ed anche sulla buona fede del nostro Ministro degli Interni.

Ho una consolazione. Non durerà di più del suo omonimo predecessore.