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Ponte Morandi: a che gioco giochiamo?

 

Ponte Polcevera, come era

A che gioco giochiamo?? Risposta facile, da bar: al simpatico, irresistibile, immarcescibile, ineludibile, apparentemente indispensabile, gioco dello scaricabarile, con contorno della pittoresca e coreografica rappresentazione di un efficientissimo affannarsi, chiamata dallo stentoreo “facite ammutina!” dei  pulcinella di turno.

Battuta da bar, certamente. Quindi piuttosto aderente alla realtà. La mia diretta esperienza nell’analisi di grandi opere e disastri associati, passando per aule di tribunali ed angiporti del ”potere”, mi insegna che i discorsi da bar sono sbagliati, ma per difetto. Il livello di cialtroneria decisionale e di aumma aumma istituzionalizzato, al netto dello sbarramento di fumogeni tetratricotomici, e’ più alto di quello che possono immaginare i rozzi, sprovveduti e popolani(anche qualunquisti e, quasi sempre, populisti) avventori di un bar delle periferie, che so, di Polcevera, ad esempio.

Detto questo: se mai un disastro, con il suo stesso verificarsi, può dimostrare l’esistenza di un sistema, di una associazione a delinquere, come minimo: di clamorose omissioni, insomma equivalere alla mamma di tutte le pistole fumanti, beh il crollo del viadotto di Polcevera, ormai chiamato urbi et orbi “Ponte Morandi, tanto per trovare un capro espiatorio facile, per giunta defunto, quindi indifeso ed indifendibile, è quel disastro.

L’unico esempio equivalente, fortunatamente non per dimensioni, che mi viene in mente è la frana del Vajont. Ai tempi il tragico esempio costituì l’occasione per la nazionalizzazione della società elettrica responsabile della costruzione e quindi dell’evento.

Sappiamo bene che questa volta ci sono contratti di concessione, penali, clausole vessatorie, normative, pregiudiziali, che rendono la (ri) nazionalizzazione estremamente onerosa e di esito dubbio. Il mio sommesso consiglio è stato, a caldo ed anche ora a distanza di dieci giorni, di ricorrere ad un’arma migliore, piu’efficiente, sopratutto più garantista dell’interesse pubblico, ovvero il commissariamento, che è possibile chiedere non solo quando vi siano illeciti accertati o rinvii a giudizio, ma anche semplicemente fatti gravi ed accertati che implichino gravi mancanze, colpose o dolose, da parte dell’amministrazione di un’azienda.

Veniamo al punto. Dopo dieci giorni, NESSUN avviso di garanzia è stato inviato. Qualunque sia il gioco a cui sta giocando il Procuratore capo, è un gioco che non mi piace. Forse, lungi dall’essere un gioco, una strategia, potrebbe trattarsi di qualcosa di più e di peggio. Ovvero perfino di un illecito, se non di un reato (omissione di atti d’ufficio).

Perché l’avviso di garanzia in questi casi è, apparentemente, un atto dovuto, automatico e richiede solo il tempo necessario a stilare l’elenco dei possibili responsabili. Dato che l’organigramma di una azienda quotata è facilmente reperibile, dato che non era certo difficile trovare i documenti relativi alla progettazione ed esecuzione dei numerosi interventi di manutenzione, i primi avvisi di garanzia, sarebbero dovuti partire entro e non oltre 24 ore. Ripeto: un atto DOVUTO, indispensabile per cominciare QUALUNQUE indagine giudiziaria seria, non è stato ancora compiuto.

Sarebbe forse opportuno che ci si chiedesse ORA, non tra qualche settimana, mesi o anni, PERCHÉ. Siamo in un paese in cui OGNI singola indagine su una strage, di Stato o meno, di mafia o meno, naturale o meno, ogni volta che interessa non i corpi di normali cittadini ma gli interessi feudali di qualche consorteria, finisce implacabilmente, inesorabilmente, immancabilmente, insabbiata, in un modo o nell’altro. Si può gentilmente e rispettosamente evitarlo, questa volta?

L’affermazione fatta è grave e straordinaria ( nzomma…siamo pur sempre nel bel paese) e richiede prove straordinarie. Siamo su un blog e non un’aula di diritto amministrativo e/o di procedura penale quindi staro’ sul semplice. Spero che basti, per iniziare.

1) L’avviso di garanzia è un atto dovuto ogni qualvolta si prospettino indagini previste IN FUTURO che richiedano una alterazione delle prove o dei luoghi  e/o perquisizioni e/o altri atti irripetibili per loro natura. Atti che richiedano la presenza degli indagati e/o dei loro difensori, per tutelare i propri interessi ed il proprio diritto alla difesa nel contraddittorio immediato con il magistrato e successivamente in aula. E’ sufficientemente evidente, spero, che il crollo di Genova rientra in tutte queste fattispecie. E’evidente che, a macerie rimosse e dopo dieci giorni di mancate perquisizioni, etc etc dovute appunto alla mancanza di un avviso di garanzia nei confronti dei vertici societari e di chiunque potesse essere ritenuto responsabile di quanto accaduto, l’avviso, che per i motivi succitati sarebbe stato dovuto, quando è se ci sarà, arriverà tardivamente, così creando buone prospettive di difesa per gli indagati.

Qui qualche riga in “legalese” in più sull’argomento, fra le tante possibili.

Ok, ma quale è lo standard in casi di crolli, magari anche di piccola entità, ma con esiti letali per le persone?

Non credo di dovervelo ricordare: gli avvisi partono, eccome, ed entro poche ore. Al massimo, in pochissimi giorni.

Alcuni esempi tra i tanti, tragici, che si verificano nel nostro sgarrupato paese.

un ragazzo a Napoli, ucciso da un crollo, notizia del 9 luglio 2014.

45 dicesi: Quarantacinque, Avvisi di garanzia. Partiti il giorno dopo (notizia del 10 luglio 2014).

Crollo di una palazzina a Napoli, 7 luglio 2017

Una decina di avvisi di garanzia, notizia dell’ 11 Luglio 2017

un turista spagnolo ucciso dal crollo di un frammento di Corinne di marmo, chiesa di Santa Croce a  Firenze,  19 ottobre 2017.

4 avvisi di garanzia “atto dovuto”. Notizia del 20 ottobre 2017

La lista e’ lunga e dolorosa e potrebbe continuare per un pezzo.

Ve la e me la risparmio.

Sapete già dove voglio arrivare.

Ed a Genova? Ad oggi NESSUN avviso di garanzia.

Ora: potrebbe trattarsi di oggettiva difficoltà nel trovare un organigramma della società autostrade e/o i fascicoli depositati in occasione della ristrutturazione del ponte, con i relativi nomi dei progettisti, direttori lavori, etc etc. Dato che queste difficoltà sono, come dire, superabili entro poche ore, come sa chiunque abbia dovuto ricercare un fascicolo di un immobile presso l’ufficio tecnico di un Comune, più che oggettive le difficoltà appaiono soggettive.

In questo caso, bisognerebbe chiedersi come mai il Procuratore, che ha competenze quasi esclusivamente da tributarista e nel settore fallimentare, a parte una breve esperienza di governo venti anni fa, non abbia delegato ad uno dei suoi sostituti competente per gli appalti, lavori pubblici ed edilizia in genere.

Ovvero, potrebbe trattarsi di semplice incompetenza ( strictu sensu, absit iniuria verbis)

POTREBBE.

Nel paese degli insabbiamenti, il condizionale è d’obbligo.

Ma per salvarsi da una denuncia per calunnia.