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Il teatro della politica (visto da dentro)

2016-08-10 10.24.32

(ho faticato a stabilire se l’argomento trattato fosse un tema da Crisis o meno. Alla fine ho deciso che il modo in cui la politica gestisce la narrazione dei problemi della società sia una concausa dei problemi stessi. Fatemi sapere nei commenti se trovate questo post in-topic con le tematiche del blog)

Nell’inedita veste di ‘tecnico prestato alla politica’, oggi ho dovuto subire una full-immersion nel mondo dal quale sono stato arruolato. L’occasione è stata quella di un consiglio comunale straordinario, richiesto dalle opposizioni (PD), per chiarimenti sulle vicende AMA, l’Ordine dei Lavori consistente di un’unica frase: “Situazione azienda A.M.A. S.P.A.”

La seduta si è aperta con la relazione della sindaca Raggi che, al netto di una serie di sottolineature (e punzecchiature) riguardo le responsabilità delle parti politiche che hanno in passato governato la città, ha effettuato una ricostruzione esaustiva delle scelte, politiche ed industriali, relative alla gestione dei rifiuti solidi urbani di Roma nell’ultimo mezzo secolo.

A questa relazione hanno fatto seguito diverse ore (cinque? sei?) di interventi delle opposizioni, tese ad attaccare la coerenza politica della scelta di Paola Muraro, ex consulente AMA, come assessore all’ambiente della giunta capitolina e, per contro, di interventi della maggioranza tesi a contrattaccare sugli errori e le malversazioni delle giunte precedenti.

È la politica, ok, ma in conclusione mi è parsa una sconfinata perdita di tempo, un teatrino con toni da sceneggiata napoletana su su fino ai monologhi scespiriani, passando per la commedia dell’arte. Che il teatro sia una forma di rappresentazione amata dal popolo è un fatto, che ormai sopravviva davvero solo in queste forme di democrazia rappresentativa, indiscutibilmente un altro.

E tuttavia mi è sfuggita la natura del contendere. Da un lato è ragionevole che ad occuparsi di una materia complessa come la raccolta ed il trattamento dei rifiuti prodotti da una città di quasi tre milioni di abitanti (una città ‘sui generis’, peraltro, non una qualsiasi, con tutta una serie di problematiche sue proprie…) debba essere una persona che conosce bene la materia trattata. E Paola Muraro lo è per certo, avendo lavorato per A.M.A. per dodici anni come consulente.

Dall’altro occorre una equidistanza dall’azienda, unica, che ha gestito l’intero ciclo per decenni. Se il ruolo di consulente non è di per sé garanzia di un totale distacco, di certo non può ipso facto essere ravvisato come una forma di coinvolgimento nelle cattive pratiche. Maggiormente in virtù dell’esistenza di un accordo di riservatezza che non consentiva all’attuale assessora di diffondere ai quattro venti le informazioni di cui veniva a conoscenza.

Le due esigenze, competenza e distacco, non sono in questo caso facilmente sommabili. La scelta della sindaca Raggi si è orientata sulla competenza, ritenendo la figura professionale dell’assessora Muraro sufficientemente ‘distaccata’. Le opposizioni possono pensarla diversamente, ma in assenza di argomenti, e fatti, concreti il loro è apparso come un attacco totalmente strumentale.

Verso la fine della seduta, nel primo pomeriggio, ho avuto la sensazione è che nessuno stesse più realmente ad ascoltare gli oratori che si susseguivano negli interventi, come nel finale di quelle partite di calcio in cui entrambe le squadre sembrano aver deciso che un pareggio va bene ad entrambe.

E d’altro campo tutte le tesi e le illazioni erano già state messe sul tavolo, e a parte i presidenti e gli assessori dei Municipi, chiamati ad esprimere un’esperienza diretta sui propri territori, gli interventi di molti consiglieri sembravano più dettati da un’esigenza di autorappresentazione che da una reale necessità di fornire o acquisire ulteriori informazioni.

A valle di tutto, la sensazione è che il tentativo dell’opposizione di mettere in difficoltà la nuova amministrazione si sia risolto in un nulla di fatto, o al limite nell’ennesimo minuscolo tassello di un’opera di logoramento che si protrarrà nell’arco dell’intera consiliatura. Mi parrebbe più sensato attendere degli (eventuali) errori, reali e quantificabili, prima di attaccare i nuovi amministratori… ma il mio è indubbiamente il ragionamento di un ‘non politico’.

Storie di ordinaria immondizia

Da quasi mezzo secolo il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato al MIT dal Club di Roma e pubblicato nel lontano 1972, ci mette in guardia rispetto a tutta una serie di disastri incombenti sul nostro precario ‘benessere’. Il primo fra questi è l’esaurimento delle fonti energetiche fossili, argomento sul quale da un po’ di anni si discetta moltissimo. Il secondo è l’inquinamento.

L’analisi sviluppata dal team di Donatella Meadows individuò nella dipendenza dal petrolio e dalle riserve fossili la prima ed inevitabile criticità nel nostro modello di crescita, ma non si fermò lì. Provò a ragionare, sempre utilizzando modelli matematici (un metodo innovativo per l’epoca), su cosa sarebbe successo se il problema dell’approvvigionamento energetico si fosse risolto grazie ad una inattesa evoluzione tecnologica. Quello che saltò fuori fu che la questione immediatamente successiva da fronteggiare sarebbe risultata la sovraproduzione di rifiuti. Cito da Wikipedia:


Scenario 2: Crisi da inquinamento

Si modifica lo scenario 1 ipotizzando che le risorse non rinnovabili siano il doppio in conseguenza di giacimenti non ancora scoperti, in modo da consentire un loro sfruttamento prolungato. Si ha anche in questo caso un progresso bruscamente interrotto nella prima metà del XXI secolo, ma questa volta per effetto dell’inquinamento, con conseguenze sia dirette (sulla salute umana) sia indirette, queste ultime soprattutto per la diminuzione della fertilità della terra (causata, ad es., da accumulo di metalli pesanti o sostanze chimiche di sintesi a lunga persistenza, acidificazione delle piogge, alterazioni climatiche, assottigliamento dello strato di ozono)


Dal mio personale osservatorio, in virtù della recente nomina ad assessore municipale (con deleghe a mobilità e trasporti, ambiente e decoro urbano), ormai da diverse settimane mi ritrovo immerso fino al collo nella cosiddetta ‘questione rifiuti’ della capitale. Vediamo quindi di riassumerne i contorni fondamentali.

Fino a pochi anni fa lo smaltimento dei rifiuti avveniva in un enorme ‘buco nero’, la discarica di Malagrotta dell’imprenditore Manlio Cerroni. Una soluzione semplice quanto inaccettabile che ha raggiunto un punto di non ritorno nel momento in cui l’Unione Europea ha finalmente emesso una normativa per obbligare gli stati membri ad effettuare la differenziazione dei rifiuti ed il riciclaggio.

Il ‘business dei rifiuti’ è risultato però a tal punto redditizio e politicamente influente da mantenere  Malagrotta in esercizio, con successive proroghe, fino al 2013, esponendo l’Italia a multe e procedure di infrazione delle norme comunitarie. Nel momento in cui l’ex sindaco Ignazio Marino ha finalmente firmato l’ordinanza di chiusura sono cominciati i guai.

La città si è ritrovata invasa, praticamente da un giorno all’altro, da montagne di spazzatura non rimossa, rifiuti ingombranti, materassi abbandonati, risultato dell’inadeguatezza di sistemi di trattamento e smaltimento mai desiderati e mal predisposti. La lunga coda di questa vicenda si allunga fino ai giorni nostri, nonostante il recente passaggio di consegne dall’amministrazione Marino (PD) alla sindacatura Raggi (M5S).

La questione di fondo, per come ci viene descritta, consiste nella insufficiente capacità di carico degli impianti di trattamento, che non sono in grado di accogliere la quantità di materiali definite da contratto. Questo comporta lunghe code delle macchine compattatrici in attesa dello svuotamento, con abbassamento delle frequenze di raccolta ed accumulo di spazzatura in prossimità dei cassonetti ormai saturi, tale da richiedere un intervento manuale degli operatori, aumenti dei costi, e ‘dulcis in fundo’ con disponibilità del personale addetto sottodimensionata rispetto all’emergenza.

2016-07-24 11.09.33(cumuli di rifiuti fotografati ieri mattina,
domenica, in Piazza dei Tribuni al Tuscolano)

Se questa situazione sia il risultato di un’incapacità nella gestione manageriale della municipalizzata AMA o, come ritengono alcuni, un piano scientemente architettato per tenere in scacco le amministrazioni, è attualmente impossibile stabilirlo. Nel frattempo i disagi per i cittadini crescono, anche a causa del caldo estivo.

I cassonetti dell’umido traboccano, producendo esalazioni pestilenziali che si diffondono agli edifici in prossimità. Il rallentamento dei cicli di prelievo produce un’intensificazione dell’attività notturna, con incremento dei costi (straordinari per gli operatori) e rumori molesti che turbano i sonni dei residenti, non di rado obbligati dal caldo a dormire con le finestre aperte. L’accumulo di rifiuti organici rappresenta inoltre una enorme opportunità per ratti, scarafaggi ed altri parassiti che festeggiano a modo loro l’inattesa abbondanza di cibo.

Rats(ratti fotografati nel quartiere Cinecittà Est
in prossimità di una scuola elementare)

L’elenco dei disagi non si esaurisce qui, perché il dissesto parte da lontano. Un altro pezzo del problema riguarda l’affaire Mafia Capitale. Per favorire le cooperative di Buzzi e Carminati molti dei servizi un tempo effettuati dalle municipalizzate sono stati nel tempo esternalizzati. Con l’avvio del processo penale queste attività si sono immediatamente bloccate, creando una situazione insostenibile in cui la pulizia degli spazi pubblici non risulta più  in gestione ad alcun soggetto legalmente autorizzato.

A questo ennesimo sfascio i cittadini reagiscono come possono, per esempio rimboccandosi le maniche ed organizzando giornate di pulizia straordinaria in accordo con AMA: i volontari spazzano parchi e giardini accumulando i rifiuti in un punto prestabilito, mentre il ritiro viene effettuato dagli operatori  del servizio pubblico al termine dell’intervento.

2016-07-23 12.37.53(un gruppo di volontari M5S al termine della ripulitura del giardino di piazza dei Consoli, quartiere Tuscolano, effettuata sabato scorso) 

Al momento è difficile dire come e quando di questa situazione se ne verrà a capo, ma è già chiaro il danno economico e di qualità della vita che la collettività sta soffrendo, oltre al danno d’immagine per la città. I rifiuti non accolti dalle stazioni di smaltimento spesso prendono la strada degli inceneritori disponibili a bruciarli, anche fuori dall’Italia, con costi aggiuntivi di trasporto e trattamento. Inceneritori che si alimentano coi nostri rifiuti perché nei paesi dove sono stati costruiti il livello di riciclaggio e riuso dei rifiuti è ormai a tal punto efficiente da averli privati di materiale da bruciare.

Il processo di riassetto è avviato, ma è decisamente difficile azzardare una previsione sulle tempistiche, tali e tanti sono i malfunzionamenti di un sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani che fin qui ha sostanzialmente nascosto la polvere sotto il tappeto, continuando a rimandare indefinitamente l’approntamento di soluzioni realmente efficaci.

2016-07-24 11.43.38‘Il riposo dello scooterone abbandonato’ – Tuscolano – 24/07/16