Il plusvalore del caos urbano

Recentemente mi sono chiesto se ci fosse modo di quantificare l’eccesso di spesa per l’auto a Roma. L’idea di partenza è di provare a ragionare l’emergenza traffico dal punto di vista di chi ci guadagna. Nella città dove vivo, senza un motivo apparente, il numero di automobili pro-capite è molto più elevato rispetto a Londra, Parigi ed alle altre capitali europee.

Le cause che producono questa disparità sono tante e già discusse, quello che mi interessa capire ora è di che cifre stiamo parlando. In sostanza, dato che a Roma le deficienze del trasporto pubblico obbligano la popolazione a possedere più automobili, quanto vale questo ‘mercato aggiuntivo’ rappresentato dal surplus di auto che, se Roma fosse una città ben organizzata e funzionante, non avremmo bisogno di acquistare.

Navigando in rete in cerca di dati ho trovato un post del 2014 che propone le seguenti cifre: Roma: 930 veicoli ogni 1000 abitanti – Londra: 314 – Parigi (area metropolitana): 530. A spanne possiamo dire che le auto vendute a Roma sono, rispettivamente, il triplo di quelle vendute ai londinesi ed il doppio di quelle vendute ai parigini.

Il contesto urbano è importante perché è nelle città che i problemi di traffico obbligano ad un’efficiente rete di trasporto pubblico. Proprio grazie all’efficienza e ad una corretta gestione del trasporto pubblico nelle grandi città europee molte famiglie non sentono la necessità di possedere un’automobile.

In cifre assolute il dato è di 2.677.942 automobili nella sola provincia di Roma. Stando a questi numeri, se il trasporto pubblico romano fosse efficiente quanto quello parigino dovremmo conteggiare circa 1,3 milioni di autovetture in meno. Se fossimo ai livelli di Londra la cifra salirebbe a circa 1,8 milioni. Per trasformare queste cifre in soldoni occorre determinare l’incidenza annua del possesso di un’auto.

Quanto costa un’automobile? Quanto dura nel tempo? Alla prima domanda non è semplice rispondere, ma facendo una media tra utilitarie ed auto di lusso credo che si possa parlare di una cifra intorno ai 15.000€. La vita media di un’automobile è, parimenti, stimata in circa 10 anni. Il sito della Federconsumatori conferma quest’ordine di cifre valutando un ammortamento annuo di 1.500€ a veicolo.

Se moltiplichiamo i 1.500€ per gli 1,3 milioni di veicoli “in eccesso” rispetto a Parigi otteniamo una cifra molto prossima a 2 miliardi di euro. Il confronto con Londra porta tale cifra a 2 miliardi e 700 milioni. Tanto vale, ogni anno, per l’industria dell’auto, l’inefficienza del trasporto pubblico romano. Altrettanto, o poco meno, vale per il mercato delle assicurazioni. Il calcolo per il mercato dei combustibili è più complesso.

Sono cifre che, prese così, non hanno molto senso, tanto lontane risultano dalla nostra esperienza quotidiana. Proviamo a ragionarle in termini diversi. Prendiamo a confronto una casa. Quante case ci potremmo comprare con 2 miliardi di euro? Il costo medio di un appartamento a Roma è intorno ai 250.000€: la risposta è ottomila.

Considerando che in un appartamento vivono in media 2,5 persone tale cifra corrisponde ad una città di 20.000 abitanti. Il confronto con Londra porta questa cifra a 27.000, più o meno la popolazione di Assisi. Tanto vale l’inefficienza del trasporto pubblico a Roma per i soli fabbricanti di automobili: il valore immobiliare di una intera città come Assisi. Ogni anno. Altrettanto per il mercato assicurativo. Altrettanto (grossomodo) per il comparto petrolifero.

E torniamo quindi a quella famosa ‘deriva messicana’ già teorizzata: dove sta scritto che una società, una comunità, debba funzionare? Perché abbiamo questa idea che le città europee di base ‘funzionano’, e se c’è qualcosa che non va è solo una spiacevole casualità?

In questo caso la ‘casualità’ muove fiumi di denaro, e non ci vuole un genio per capire che una parte di questo denaro venga necessariamente reinvestito affinché tale utile ‘casualità’ continui a prodursi, è nella logica del mercato. E nel momento in cui la popolazione finisce con lo sposare questa logica, la generosità, la fantasia e l’onestà intellettuale di pochi ambientalisti non bastano più ad invertire la rotta.

carjam

6 commenti su “Il plusvalore del caos urbano”

  1. Articolo ben scritto e analisi assai lucida!
    Cosa possiamo fare per invertire la rotta, a parte agire nel nostro piccolo e sperare in un “contagio” progressivo?

    1. Purtroppo la rotta è decisa collettivamente, e quello che i singoli individui possono fare è limitato. Vuoi o non vuoi la situazione attuale trova consenziente la maggior parte dell’opinione pubblica. Se domandi in giro ti diranno che “dell’automobile non si può fare a meno”, “i mezzi pubblici non funzionano”, “mi conviene usare la macchina” e via declinando. Su questa situazione c’è un consenso, o meglio un indottrinamento, costruito nei decenni grazie alla pubblicità e al cinema, spendendo cifre ingenti.

  2. Che è un fatto di soldi lo dico da un sacco di tempo, avevo fatto una ricerca approfondita un paio di anni fa, decisamente complicata, sul valore assoluto delle accise sui carburanti per trasporto privato. In soldoni, a livello italico lo stato incassa l’equivalente di quello che incassava dall’ICI, a spanne circa quattro miliardi di euro.
    Si può provare a calcolare quanto incide la sola Roma su tale cifra.
    Poi a mio avviso dovresti completare la vista globale considerando anche l’IVA sulle assicurazioni, sui tagliandi, sui ricambi e sulle riparazioni, meccaniche e strutturali (carrozzeria); fatto questo ci dovresti aggiungere il gettito dovuto alle tasse versate dai professionisti che svolgono le attività di cui sopra (posto che…)
    Ah dimenticavo i versamenti alla motorizzazione o agli autodemolitori per l’alienazione del “bene”.
    Per le multe invece non ci perderei tempo, l’incidenza, a Roma, risulterebbe irrisoria 🙂

  3. Roma è vasta poco meno di Londra, ma ha 1/3 di abitanti. Parigi metropolitana ha 2 milioni di abitanti ed è vasta 1/10 di Roma che ne ha 3 milioni. Le città più grandi d’Europa hanno densità abitative quasi doppie rispetto a Roma, eccezione per Amburgo che è una Città/Stato. I numeri vanno presi in relazione al contesto geografico, topografico e politico. L’anomalia è la vastità di Roma, che non ha senso. A prescindere da demagogia o inefficienza, è un problema irrisolvibile se non frazionando Roma.

    1. La risposta che ottieni dipende da come formuli la domanda. Se il problema è il traffico, è evidente che per traffico si definisce un numero eccessivo di veicoli in transito contemporaneamente. Per risolvere il problema traffico si fanno politiche che riducano il numero di veicoli in circolazione. Ma se fai una scelta del genere ottieni che si vendono meno veicoli, e ti ritroverai contro quelli che vendono le automobili (e le assicurazioni, e il carburante, e le case lontane dai servizi), che possono tirare abbastanza fili da farti perdere le elezioni. O peggio.
      Quindi la questione assume una forma diversa: il traffico è funzionale agli interessi dominanti che condizionano l’opinione pubblica, quindi o si trova la leva (economica) per mobilitare interessi contrapposti, o ci si tiene il traffico.
      All’estero i cittadini sono in grado di pretendere che la macchina pubblica funzioni, qui ne sono succubi. Da dove si comincia a produrre un cambiamento?

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