La tempesta perfetta

La tempesta perfetta è il titolo di un film di quasi venti anni fa, per certi versi profetico, con protagonista George Clooney.

E’ la storia, purtroppo reale, di una barca da pesca del suo equipaggio e del suo comandante, obbligato dai debiti a prendere il mare, pur consapevole di andare incontro a rischi enormi, causati da una rarissima configurazione meteo che farà convergere più perturbazioni in un ristretto braccio di mare e, come poi succederà, ad una morte eroica, quanto prevedibile.

Molto meno eroicamente, le principali banche tedesche, ad esempio la Commerz bank e la Deutsche bank, insieme ad una galassia di banche rurali ed altre minori, navigano in un mare tempestoso, costellato di titoli tossici, destinati ad avvelenarle in un tempo non lungo.

Una scelta obbligata, dal momento che le banche tedesche sono le principali detentrici dei titoli tedeschi, i famosi BUNDS sui quali si calcola il famoso “spread” di cui ormai si parla anche dal barbiere. I tassi di rendimento di questi BUNDS sono, da tempo NEGATIVI. Ovvero le banche prestano soldi allo stato tedesco RIMETTENDOCI. Lo fanno, contrariamente a qualunque senso logico nonché contabile, perché….sono PUBBLICHE!

Da qualche parte, devono rimediare. Il loro azionista di maggioranza fa quel che deve per dargli una mano. Sopratutto considerando che molto del suo debito( e deficit!!) viene assorbito e reso invisibile, in quanto “privatizzato” ovvero emesso proprio da queste banche e dalla teutonica Cassa Depositi e prestiti.

Queste cose, se siete lettori di Crisis, probabilmente le sapete già. Ne scriviamo da anni.

Non si tratta di bazzecole. Una grande percentuale del debito pubblico tedesco ( chi dice il 30 chi dice il 50%) grazie a queste cabale, non compare nelle statistiche. Queste banche partecipano regolarmente, da anni, alle aste PRIMARIE ( cioè quelle di emissione) dei titoli pubblici degli altri paesi e, come è noto, si sono impelagate per centinaia di miliardi in finanziamenti ad alto rischio in Spagna, Grecia, Portogallo, facendosi salvare da tutti gli europei tramite il cosiddetto fondo salvastati, in realtà salvabanche, per centinaia di miliardi. DOPODICHE’ l’opinione pubblica tedesca, spaventata dal precedente, percepito non come salvataggio delle banche tedesche ma come regalia ai mangiaaglio sudisti, ha imposto che queste cose non dovessero più ripetersi. QUINDI è stato necessario investire in qualcosa d’altro, giocoforza rischioso anche solo per far quadrare i conti.

Sappiamo, sulla nostra pelle, che una parte di questi investimenti, quelli meno rischiosi, sono stati i titoli italiani, i cui rendimenti ovviamente DOVEVANO essere e restare elevati. A questo bastando un poco di critiche ben centrate dei vertici europei e, naturalmente, la naturale tendenza al masochismo delle nostre classi dirigenti. Ups: digerenti.

Perché solo chi ha digestione lenta e faticosa, con relativo ottenebramento delle facoltà intellettive può gioire di un tentativo di salvataggio di un catafalco putrefatto e verminoso che dovrebbe essere riesumato con i soldi dei risparmiatori italiani.

Ma non è bastato e non bastano queste manovre.

Quindi ecco il riciclaggio internazionale di denaro per centinaia di miliardi ( accertati oltre 160 miliardi), ecco l’esposizione per decine di migliaia di miliardi ( SIC!!! Almeno due volte il PIL USA) ai cds ed altri titoli tossici.

In “buona compagnia” intendiamoci, di buona parte delle banche europee, tutte esposte per multipli del pil dei rispettivi paesi, tra le quali, fortunatamente NON, se non in misura marginale ( sempre enorme comunque), quelle italiane.

Qui un quadro relativamente recente.

Questo immenso mare virtuale vale 33 VOLTE il PIL mondiale. Basterebbe una minima oscillazione per provocare uno sbilanciamento in grado di affondare qualunque barca.

E questo è già un guaio, ma certo non l’unico.

Ormai, a forza di allarmi lanciati dalle massime istituzioni finanziarie mondiali, non è un mistero che la barca da pesca ( a strascico) travestita da locomotiva, chiamata Germania faccia acqua da tutte le parti.

Crollo delle esportazioni( oltre -3%), crollo della produzione  industriale (quasi il -2%), marciumi vari e falle malamente tamponate scoperte in sentina…metà dei nuovi posti di lavoro sotto forma di minijob, previdenza in fuga incontrollata…..

Il vero malato d’Europa non siamo noi ( che pure, siamo tutti d’accordo,  non stiamo tanto bene).

E’ la Germania. Ovviamente, il morbo non può che espandersi, sia per i riflessi diretti che per quelli, spesso più gravi, indiretti ( la politica dello scaricabarile non è una nostra esclusiva).

Ma questo scassato peschereccio naviga in un mare non solo tossico ( abbiamo visto) ma tempestoso, con due o tre perturbazioni sistemiche in grado di travolgere tutto. Intanto la bolla del fracking, da sola grande un paio di volte quella dei mutui subprime. In breve, le frenetiche attività estrattive che hanno permesso agli USA di tornare ad essere, dopo decenni, il principale produttore di petrolio, NON sono sostenibili se non a prezzi del barile molto più alti di quelli attuali. Fino a qualche anno fa si parlava di 80 dollari. Con il crollo degli stipendi, il miglioramento delle tecniche e lo sfruttamento all’osso di tutte le risorse disponibili, ora si parla di 60 dollari al barile. PER FAR PARI. In pratica si estrae in perdita, con l’unico scopo di ripagare non i debiti ( quelli vecchi e quelli nuovi) ma gli interessi sui debiti. in questo modo gli istituti di credito possono presentare floridi bilanci dove gli investimenti ( i prestiti) rendono bene. Il denaro fresco da investire, non potendo provenire dalle esangui tasche degli indebitatissimi sudditi dell’imper…ahem cittadini USA arriva dalla stamperia centrale e, fino a qualche mese fa, dai risparmiatori internazionali ( attraverso giri più o meno complicati). In ottima percentuale cinesi e Russi.

Non c’e’ bisogno di dire che la guerra dei dazi promossa da Trump ha provocato la rottura di un equilibrio che vedrà danneggiati, come in ogni guerra che si rispetti, ambedue i lati del pacifico. Il guaio è che il denaro fresco di cui sopra , necessario peraltro a coprire gli infiniti buchi presenti ad ogni livello della società americana ( carte di credito, assistenza sanitaria, previdenza, debiti scolastici etc etc) DEVE essere creato in qualche modo ed uno di questi modi consiste nel prestarlo in maniera sempre più parossistica ( cercare moltiplicatore bancario o moltiplicatore dei depositi).

Aumentando il rischio insolvenza.

Crollo della fiducia. Crollo della domanda e della produzione industriale, collasso finanziario dei più grandi istituti di credito, crollo della produzione petrolifera (la produzione petrolifera mondiale aumenta solo grazie a tre o quattro paesi, gli USA contribuiscono per i due terzi, senza investimenti il fracking si ferma in pochi mesi e poi la produzione si dimezza ogni 18 mesi). Scoppio di bolle multiple ciascuna più grande di quella dei mutui subprime.

Arriva la tempesta perfetta e, questa volta, non ce la caveremo aumentando il debito come nel 2007 per un motivo molto semplice: non servirà “stampare” il denaro.

In realtà su una sola cosa hanno davvero anzi: DAVVERO ragione i vari commentatori “istituzionali”: quando parlano della NECESSITA’ di aumentare la fiducia degli investitori ( anche se sbagliano paese, riferendosi al nostro, piuttosto che i nostri sedicenti “partners” europei). La FIDUCIA E’ DENARO. In senso letterale.

Davvero davvero.

Niente fiducia, niente denaro.

E la fiducia, se uno non ce l’ha non se la può dare ( parafrasando il Don Abbondio di Manzoni, che parlava del coraggio).

Modestamente ( quanto contestabilmente, ci mancherebbe) ne ho scritto qui: “il picco del tempo e del denaro”.

Se non l’avete fatto, dovreste leggerlo.

4 commenti su “La tempesta perfetta”

    1. Beh, sono anche dieci anni che la Germania fa di tutto, con successo, per negare questi problemi, prima di tutto ai suoi cittadini. Ma i numeri citati sono numeri reali. I fatti citati sono fatti reali quanto verificabili. Le conclusioni che se ne possono trarre, beh, quelle sono ovviamente personali.

  1. Eccoci arrivati. Deutsche Bank è in fiamme, brucia dall’interno. Proprio in queste settimane sta forse prendendo le mosse una catena di eventi che porterà all’implosione del piccolo padrone imperiale che ospitiamo qui nel continente europeo.

    Mi dispiace solo una cosa: sono ormai troppo avanti negli anni per poter contribuire realmente alla ricostruzione del mio Paese. Solo i ventenni avranno qualche possibilità. Faccio ad essi i miei migliori auguri.

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