Il picco del tempo. E del denaro.

quadro ad olio di Carl Banks, 1974

Quante volte l’abbiamo sentito? A partire da Paperon De Paperoni, ogni “bravo” dirigente/ottimizzatore/supervisore controlla che i tempi di produzione siano rispettati, che questa preziosa risorsa sia utilizzata al meglio (dal punto di vista aziendale) etc etc.

In effetti il tempo è una risorsa cronicamente scarsa, che cominciamo a consumare nel momento in cui nasciamo.

Cosi stando le cose, è interessante notare come il tempo-uomo globale, la somma di tutto il tempo lavorativo utile dell’umanità, sia andato via via aumentando. La cosa è ovvia: le aspettative di vita mondiale finora sono regolarmente cresciute e contemporaneamente è cresciuto, in modo esponenziale, il numero di umani sul pianeta. Maggior tempo a disposizione del singolo X un numero esponenzialmente crescente di individui: crescita esponenziale del tempo utile.

Questo tempo lavorativo utile è stato ridotto in qualche misura, dal maggior tempo dedicato all’educazione dei giovani ma, in compenso, la sua produttività è stata e viene costantemente aumentata.  A parità di ore lavorate, si produce progressivamente di più, almeno in termini di PIL.

Tuttavia le cose potrebbero cambiare. In effetti potrebbe darsi che, per quanto riguarda questo tempo, si sia piuttosto vicini ad un massimo. Per i paesi occidentali, con tutta evidenza, è così: La vita umana media, in quasi tutti i paesi occidentali tende a stabilizzarsi, per raggiunti limiti biologici, o addirittura, a regredire. Di conseguenza anche il numero di occupati, a prescindere (per modo di dire) dalla mamma di tutte le Crisi, tende a rimanere più o meno stabile, immigrazione a parte (comunque si tratta di prendere a prestito il tempo-lavoro da altre parti del mondo).

Nei paesi in via di Sviluppo, invece, tale tempo cresce tumultuosamente insieme alla popolazione (molti paesi che fanno parte di questo gruppo hanno una età media della popolazione intorno ai 15 anni) ma siamo sicuri che sarà possibile, con la crescente scarsità di risorse, dare da lavorare a tutti?

Siamo sicuri che la crescita economica e quindi dei consumi, necessaria a garantire sempre più posti di lavoro, o, semplicemente a garantire l’occupazione attuale ( la maggiore efficienza significa che, quando l’economia non cresce, i posti di lavoro tendono a diminuire) sia possibile ancora a lungo?

Non è ovvio, non è PER NIENTE ovvio, visto il barcollare dell’economia mondiale e il progressivo esaurimento delle risorse del pianeta. Si potrebbe anzi pensare che si avvicini il momento di una DIMINUZIONE di PIL per ore lavorate ( gli stipendi sono statici o in diminuzione ed il PIL dipende anche dai consumi interni) . Non è affatto ovvio che il monte ore lavorative utili mondiali tenderà ad aumentare ancora e che, se lo farà, questo corrisponderà ad un aumento più che proporzionale del PIL.

Potrebbe sembrare, direte voi, una discussione sul sesso degli angeli.

Può essere, potrebbe essere, se non fosse che la frase “il tempo è denaro”, per molti economisti, va presa in senso letterale.

Cosa è il denaro, in effetti?

Potrà sembrare strano ma non esiste una risposta univoca, certa semplice ed assoluta. In effetti, un articolo davvero interessante, in merito al denaro (ed al tempo) mi ha spinto a scrivere questo post.

E’ un mezzo di scambio, certo. Una forma di “pagherò”, almeno nelle prime emissioni di banconote, che portavano la scritta “pagabili a vista al portatore”. Ma anche una scommessa sul futuro, vista l’emissione A DEBITO, nella sua forma più moderna di moneta FIAT ( da FIAT LUX: una moneta creata con un atto di volontà, nda).

Non è questo il momento di spaccare il capello in 4: Diciamo che in Europa ( ed anche in molti altri sistemi economici) il denaro viene creato sotto forma di crediti al sistema bancario europeo, in cambio di garanzie REALI, depositate presso la banca centrale stessa, che sono quelle che danno realtà e valore, in ultima analisi, al denaro prestato, creandolo dal nulla. Gli Stati non possono prendere a prestito DIRETTAMENTE dalla BCE e, ovviamente, non possono più stampare moneta per onorare i propri debiti con imprese e cittadini.

Siccome buona parte di queste garanzie sono buoni ed obbligazioni varie statali ( ma non solo), La BCE sta diventando, potenzialmente, la principale creditrice di tutti gli Stati europei. Dato che, comunque, un certo numero di banche è destinato a fallire e quindi i beni posti a garanzia finiranno incamerati dalla BCE stessa e la cosa è ovviamente cumulativa, lo diventerà comunque. A questo punto il valore del denaro dipenderà dal valore che le economie europee e quindi gli Stati, riusciranno a creare, ogni anno, per onorare i detti debiti.

In pratica: il denaro ha valore nella misura in cui si conta di poter creare il suo valore IN FUTURO, nella misura in cui ci si attende che ci siano le risorse, pubbliche o private, per onorare i prestiti. Semplicistico? Forse, ma in sostanza, visto che stiamo consumando il tempo nostro e quello, più importante del pianeta, tutto si riduce ad attribuire un valore sufficiente al tempo, in calo, che ci resta per onorare le garanzie.

Via via che il futuro diventa più oscuro e le speranze di una crescita esponenziale infinita o almeno sufficiente a pagare i debiti attuali evaporano, il sistema si arena per il crollo di fiducia incrociato. La minore fiducia implica maggiori garanzie, che rendono il costo del denaro più alto, rendendo, di fatto impossibile procurarsene. Niente denaro, niente investimenti, niente investimenti niente crescita. Niente crescita, aumento delle sofferenze. Aumento delle sofferenze, aumento del rischio di fallimento per le banche. Che, d’altronde non hanno più beni reali da mettere sul piatto per farsi finanziare ancora dalla BCE.

La cosa è più seria di quanto sembra: se le banche non possono più chiedere denaro a prestito, il denaro CESSA DI ESISTERE, ogni volta che una banca riesce ad onorare un prestito ( il denaro prestato, tornando alla BCE viene “cancellato”; una volta il denaro che tornava allo stato veniva, fisicamente, bruciato) ma non è in grado di richiederne un altro per mancanza di garanzie reali. Quel denaro NON viene rimesso in circolo. DI conseguenza il valore del circolante tende ad aumentare, piuttosto che diminuire, visto che la “merce” denaro diventa più rara. Si chiama deflazione. E’ un grosso guaio, la deflazione, perché frena i consumi ( perché comprare oggi qualcosa che costerà meno domani?) e perché aumenta il valore REALE dei debiti. Pubblici e privati. La BCE ha quindi portato i tassi a zero, per consentire alle banche di investirlo in buoni del tesoro, che hanno un rendimento modesto ma superiore a zero, da porre a garanzia del prestito e poter quindi giocare lucrare sulla piccola differenza a loro favore. Resta il fatto che lo “spirito dei tempi” è tale che lo spazio di manovra disponibile è ormai bassissimo. D’altronde Stati con bilanci risanati hanno meno bisogno di ricorrere a nuovi finanziamenti da parte del mercato e quindi, di converso anche le banche hanno poco spazio di manovra per aumentare il loro giro di affari ( o mantenerlo).

Potremmo quindi alla fine trovarci davanti ad un picco del denaro o almeno del suo valore complessivo ( cambiando le politiche di emissione si può aumentare il circolante ma non è detto che il valore complessivo aumenti più rapidamente dell’inflazione così innescata).

I tentativi farneticanti di questi anni di “ricostruire la fiducia degli investitori” mediante la distruzione delle economie dei paesi europei e la compressione di stipendi e salari è stato un tentativo, insieme all’ovvio conseguente crollo dei consumi, per inseguire  l’illusione di riequilibrare la bilancia dei pagamenti, ovvero l’illusione di comprarsi il tempo-lavoro che manca al di fuori dal continente. Non poteva che fallire, come infatti sta fallendo. Cpme abbiamo visto il PIL dipende anche dai consumi interni che, se vengono danneggiati, provocano effetti sistemici importanti, aumento dei disavanzi statali, aumento delle sofferenze bancarie etc etc. In ultima analisi: se distruggi il futuro delle persone, distruggi il valore delle scommesse su quel futuro. Prima di tutte il denaro.

Poiché con il denaro si fanno le cose, quelle inutili ma anche quelle utilissime per il pianeta, la cosa NON è positiva. Sarà anche lo sterco del diavolo, il denaro, ma serve per concimare. Senza concime non si raccoglie frutti, buoni o cattivi che siano.

Ovviamente esiste una categoria di denaro ancora più “esoterica”: il denaro “speculativo”, quello creato dal rapporto tra le riserve obbligatorie e il totale dei risparmi mondiali. E’ questo denaro che alimenta i giochi più perversi, derivati, CDS etc etc etc, mescolandosi in modo non sgarbugliabile con quello “FIAT”, portando un colosso bancario, la Deutsche Bank, ad essere considerato talmente esposto ai rischi connessi a questi strumenti, da costituire una minaccia per l’economia MONDIALE: da 54 a 72.000 MILIARDI DI DOLLARI, in confronto ad un valore complessivo dei suoi attivi di 60 miliardi.

E’ vero: queste “scommesse” immense, normalmente si annullano l’un l’altra, come particelle virtuali al confine degli eventi di un buco nero. Ma, quando il tempo comincerà a scarseggiare, aumenteranno le probabilità di un collasso improvviso. Allora una parte delle scommesse si troveranno a NON essere coperte dalle scommesse di segno opposto (saranno pochi a voler correre il rischio) e comprenderemo ancora meglio quanto la risorsa più importante di cui dovremmo preoccuparci, ancora una volta, è il TEMPO. E non il denaro. che, tutto sommato, senza tempo, senza futuro, non esiste.

Il tempo è denaro ma il denaro non è, né può creare, il tempo.

6 commenti su “Il picco del tempo. E del denaro.”

  1. Interessante approccio sul tempo, ma sul denaro mi piace pensare che sia una misura della disuguaglianza nella ricchezza. Se c’è il debitore c’è anche un creditore. Spesso chi ha il denaro e non lo usa lo presta per essere ancora più ricco.
    Oggi la disuguaglianza è tale che il debito non può essere restituito ma poco importa finché il debitore paga gli interessi.
    La Grecia è un esempio che dovrebbe insegnare. La sostenibilità del debito non è più all’ordine del giorno. È sufficiente voler pagare gli interessi.
    In questo modo il lavoro viene “tassato” da quella che è la rendita del capitale.
    Con 200 trilioni di debito e 60 trilioni di PIL il tasso di interesse quanto può diventare?
    Sarebbe interessante sapere quante sono le ore lavorate nel mondo e quanto è il PIL/H e come varia nel tempo. Sarebbe interessante capire anche l’incidenza dei redditi da capitale sul PIL… Temo però che siano informazioni poco note, magari qualche navigatore capace lo scopre e ci da una voce…

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