Deboli di Costituzione.

pistola-flagE’ passato oltre un mese da un post che avevo deciso di NON pubblicare, perché si parlava di Costituzione, certo ma anche e sopratutto di cittadini. Salvata, per così dire la Costituzione, ora resta da fare i cittadini. Avrete pur visto che , dopotutto non è successo nessuno sconquasso. come, purtroppo, non è cambiato molto scambiando Arlecchino e Pulcinella sul palco.

In ogni caso il post ORA ha un senso maggiore che nell’immediatezza del referendum.

A mio sindacabilissimo giudizio, vi tocca sciropparvelo.

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22 Novembre 2016, Lettera ai lettori

Ormai, vada come vada, avrete già deciso come votare nel babbo di tutti i NON-eventi.

Ovvero nel NOIOSISSIMO ed INUTILISSIMO referendum Costituzionale.

Lasciatemi dire la mia, in libertà. A partire da un fatto evidente: Nessuna riforma costituzionale potrà  cancellare l’evidenza dei fatti: che siamo deboli, debolissimi di Costituzione. Di quella che conta, ovvero di una identità sociale, culturale e nazionale che ci permetta di ritrovare energie ed obbiettivi, l’unica cosa che potrebbe, diversamente biondi permettendo, salvarci dalla madre di tutte le Crisi, reloaded.

Questo referendum, in primo luogo, è un non evento perché, in un paese di buon senso, non si sarebbe mai tenuto. Perché le riforme in oggetto non sarebbero mai state proposte.

Non perché siano particolarmente nefaste ( ed in effetti, a mio giudizio, lo sono) ma perché sono, appunto, inutili, ininfluenti.

Inutili perché la nostra Costituzione, anzi: QUALUNQUE Costituzione è inutile senza Cittadini. Senza persone determinate a difendere e rafforzare il patto sociale che li lega sotto il tetto di regole condivise ed uguali ( si spera) per tutti e che si spera democratico.

E cittadini, in Italia, ne sono rimasti pochi, ammesso che ce ne siano stati mai molti in un paese individualista e settario come il nostro. In effetti è il patto Sociale, il progetto di Società concepito ormai 70 anni fa, la promessa di un futuro migliore e condiviso, a partire DAI LAVORATORI, ovvero da coloro che si costruivano il proprio benessere con le proprie mani, che vacilla, che cede. La nostra Società vaga, senza una direzione precisa, anzi nel tradimento dell’articolo 1 della Costituzione stessa . Mi pare infatti chiaro che la Repubblica attuale NON è fondata sul Lavoro (ammesso che esista ancora, come Repubblica e non sia ormai diventata una oligarchia di fatto).

Come è facilmente verificabile, l’articolo avrebbe dovuto terminare con “fondata sui lavoratori”, per rimarcare il primo soggetto destinatario e beneficiario del patto sociale ma, data la situazione internazionale, l’incipit sembrava troppo proiettato verso il socialismo reale per poter essere accettato da tutti i Padri Costituenti. Si trovo un compromesso che soddisfacesse i tre principali partiti popolari di allora.

Senza stare a ripercorrere la Storia di questi ultimi 70 anni è evidente che le modifiche proposte e del resto tutta la legislazione recente NON sono partite da quel famoso articolo 1 ma vadano, piuttosto, verso una fantomatica “governabilità” in grado di per se di garantire nuovi e radiosi giorni al nostro paese. In pratica, riconsegnerebbero il paese in mano ad una ristretta oligarchia, non eletta ( come è noto) ma, al massimo, indicata dagli elettori.

Del resto i lavoratori, al di la delle chiacchiere, hanno visto erose quando non cancellate buona parte della conquiste sociali ottenute nei primi 30 anni di Repubblica, in nome della demenziale “competitività.” Demenziale perché il costo del lavoro, in un paese come l’Italia, vale mediamente pochi percento del costo del prodotto finito e quindi, anche facendo lavorare le persone gratis, non potrebbe, da solo, risollevare l’economia, senza contare che, ovviamente, i poveri non comprano e non consumano. 

Detto questo, quella della necessità di una maggiore governabilità che non andrebbe a discapito della democrazia è una balla ed anche grossa. Perché, intanto le democrazie, per definizioni sono MENO governabili e meno stabili delle oligarchie e, sopratutto delle dittature. Ogni aumento di governabilità implica automaticamente, in qualche misura, una riduzione nella democrazia.  Siccome questa è stata mooolto erosa dal combinato disposto di leggi elettorali, diktat della trimurti internazionale a Presidenti compromessi con ogni potere altro da quello dal quale dovrebbe derivare il suo potere e tutte le altre varie cosuccie successe in questi anni, di democrazia in questo paese ne era comunque rimasta piuttosto poca.

La balla più grossa, comunque, è quella che la nostra struttura di governo con due camere paritetiche non permetterebbe lo svolgimento di una rapida funzione legislativa.

Ricordo solo una cosa: siamo il paese con più leggi, decreti ministeriali, decreti legislativi, decreti legge, decreti attuativi di tutta l’Europa e probabilmente di tutto il mondo cosiddetto civile.

Se la produttività di un parlamento si misurasse dal numero delle leggi, beh non avremmo certo bisogno di cambiare nulla.

Eppure, direi, queste centinaia di migliaia ( pare) di leggi e leggine NON hanno prodotto uno Stato perfetto, equanime, giusto, corretto, efficiente.

Sono MOLTO spesso,imperfette, farraginose, autoreferenziali, contraddittorie, illeggibili. E questo nonostante due o più passaggi dall’una all’altra camera.

Credo che sia difficile negare che un cospicuo numero delle nostre leggi siano scritte con i piedi ed attuate/applicate con ….altre parti del corpo. Per quale motivo, quindi, se i nostri legislatori sono così poco preparati, così eterodiretti, così incerti, da non riuscire a produrre leggi decenti dopo passaggi multipli, le cose dovrebbero migliorare quando questi passaggi fossero ridotti?

Ma, si dice, c’e’ bisogno di decisioni rapide in un mondo dinamico e mutevole come quello odierno. Si insiste che i tempi della costituzione erano altri: remoti, bucolici, rallentati, in una parola, placidi. Eh?! Ehhh?!! EEEHH??!!! No, dico: noi, a 25 anni da Mani Pulite, non siamo ancora riusciti a ricostruire una seconda repubblica decente. I nostri Padri Costituenti in 25 anni si  sciropparono due guerre mondiali, un ventennio fascista e la Ricostruzione, che portarono a termine in meno di dieci anni.

Le leggi sulla tutela del lavoro, dell’ambiente, della sanità e previdenza pubblica. Oltre metà delle nostre città, buona parte della rete autostradale e ferroviaria, interi reparti industriali ( automobilistico, elettrico, chimico) sono stati ricostruiti o costruiti di sana pianta nei primi dieci, quindici anni della Repubblica ed osiamo dire che erano dei placidoni che si erano costruiti una struttura parlamentare faraginosa, adatta ai loro tempi lunghi?

Solo una Nazione, fragile, esile, malaticcia e stordita, debole, debolissima di Costituzione, senza memoria e, direi, senza pudore ne vergogna, si lascia raccontare frottole di questa portata da mezze calzetta di questa fatta, incapaci di riscrivere gli articoli della Costituzione senza trasformarli in un guazzabuglio illeggibile. Solo chi si è sempre disinteressato del significato e del valore della Costituzione, perché probabilmente non ha mai dovuto combattere per avere il diritto di averne una che non fosse calata dall’alto e fatta su misura per le oligarchie dominanti. Solo, infine, chi è già pronto per consegnare quel che poco che resta della struttura democratica dello Stato, pur di tornare alla crescita. sola salvatrice del futuro. Niente crescita, nessun futuro, è il mantra che continuano a raccontarci.

Siccome la crescita infinita in un pianeta finito è impossibile, consegnare il proprio futuro a chi continua ad illuderci di qualcosa che è impossibile, equivale a credere nei miracoli. Quelli di serie B, fatti da un santo falso che cammina sull’acqua perché ha i trampoli, che moltiplica i pani ed i pesci perché li frega a quelli più poveri di voi, che il discorso della montagna lo fa per convincervi che essere poveri, disperati e fessi è un bene perché grande sarà la vostra ricompensa.

Nell’altro mondo.

La prima Costituzione, è dentro di noi.