Dopo il referendum britannico sono stato travolto da un’impressione che ultimamente mi coglie spesso, ma questa volta amplificata come non mai, e cioè che, sul tema, fosse possibile dire tutto e il suo contrario senza tema di essere smentiti. Coerentemente con questa sensazione difficile, ho deciso di sospendere il giudizio. Cosa succederà? Non ne ho la più pallida idea. Ma anche io ho le mie certezze. Ad esempio anche io me la sento di commentare la famosa tabella sul voto nel Regno Unito con cui un numero di commentatori di professione o d’occasione, hanno sancito la natura geriatrica dell’esito referendario. La tabella mostra la percentuale di favorevoli al “leave” nelle diverse fasce d’età. Da questi dati, incompleti, si evince che la maggioranza dei giovani è favorevole al progetto europeo mentre il risultato è determinato dal voto dei vecchi. Altri dati, usciti in seguiti, attenutano non poco questo giudizio mostrando che circa 1/3 dei minori di 24 anni sono andati a votare il che significherebbe piuttosto che la maggioranza dei giovani avevano altro da fare. Del resto l’idolatria del giovane è una delle più stupide idolatrie che si possa immaginare. Tutti siamo stati giovani e tutti sappiamo che il nostro giudizio a 18- 20 anni era tutt’altro che ponderato ed intelligente. O ce ne siamo dimenticati? Se questo oblio è il problema suggerisco di andarsi a leggere la poesia delicatamente amara di Wislawa Szymborska “un’adolescente” (ovviamente nella traduzione italiana per chi, come me, non sa il polacco). Ma la tabella di cui sopra non è stata commentata per un aspetto essenziale che dimostra, ancora una volta, la prevalenza del pensiero lineare. Una delle colonne della tabella indica in 90 anni la speranza di vita degli appartenenti alla classe di età fra i 18 e i 24. L’illusione di un futuro di crescita del benessere, della ricchezza, della durata della vita sopravvive a prescindere dal fatto che viviamo da ormai quasi 10 anni nella più grave crisi del sistema economico globale, che ci sono chiari segni di inversione di tendenza in diversi parametri demografici, e che, a prescindere dai dati osservati (che possono essere e sono sempre contraddittori) non c’è ragione di pensare che in una situazione di degrado delle condizioni ambientali generali come quella che si sta osservando da decenni, e che è in rapida accelerazione, la speranza di vita degli europei continui a crescere. Al contrario io penso che nel corso dei prossimi due decenni diventerà sempre più chiara la base ecologica profonda della crisi attuale. Una crisi che si manifesta come crisi economico- finanziaria, poi geopolitica, ma che ha solide radici nell’overshoot ecologico di Homo sapiens. Da questo punto di vista anche l’illusione “sovranista” appare come una manifestazione del pensiero lineare. A meno che non si cominci a parlare esplicitamente di limiti della crescita e di contenimento di consumi e popolazione, di transizione energetica e abbandono del paradigma economico- energetico vigente. Cosa che, ovviamente, nessuno ha il coraggio di fare. E allora tanti auguri a quelli che si illudono di vivere 100 anni.