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La Fattoria degli animali, il Giustizialismo e la giustizia ai tempi della Crisi

img_8293Se pensate che il “giustizialismo” sia diventato una specie di “redutio ad Hitlerum“, una accusa buona per tutte le stagioni, qualcosa di vagamente infamante da spalmare su chi, sotto qualunque bandiera, in qualunque forma, momento, circostanza, si batte per un minimo di decenza pubblica e privata dei nostri politici o, più semplicemente della vita sociale, avete perfettamente ragione.

E’ usato proprio COSI’: come un epiteto che, di per se, senza ulteriori spiegazioni, connota la posizione di qualcuno come estremista, illiberale, esasperata, forcaiola. Basta una googlatina per convincersi.

A noi gufi&rosiconi e crisaioli incalliti invece sembra, molto semplicemente, un’arma di distrazione di massa. Quando qualche inchiesta o guaio clamoroso ( ad esempio il recente crack bancario di banca etruria&co)  scoperchia il verminaio, sempre vagamente correlato alla sostanziale frenesia di un basso impero che si ostina a a mantenere usi e atteggiamenti di epoche più floride, ecco che immancabilmente arriva l’accusa di giustizialismo a questo o quel magistrato, dopodiché si apre ampio e confuso dibattito che ovviamente fa perdere di vista la sostanza della storia.

Ovvero che, con palmare evidenza, in Italia a forza di andare a caccia e stanare giustizialismi e giustizialisti ci si è seriamente dimenticati della Giustizia, di base  di forma e di sostanza.

Quella per la quale la Legge è uguale per tutti, visto che le patrie galere sono piene di pesci piccoli, spacciatori e ladruncoli, mentre i detenuti per reati da colletti bianchi ( tra i quali, si annovera, misteriosamente anche la corruzione la concussione ed altre varie malversazioni pubbliche e private) sono poche centinaia. Da questo punto di vista la questione è, oltre che di forma, di sostanza: nei tribunali italiani la scritta “La legge è uguale per tutti” è  stata sostituita, ormai da diversi anni, dalla vagamente inquietante: “La giustizia è amministrata in nome del popolo”, questa si di sapore “giustizialista” oltre che di per se arbitraria. Se vi ricorda la fine del libro “La fattoria degli animali” di Orwell, “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri” fate bene.

Infatti, nei palazzi del potere la forma è sostanza. Togliere la scritta “La legge è uguale per tutti” è qualcosa che non si fa senza un motivo. Ad esempio: stabilito che la Legge ( ai senso dell’articolo 101 della Costituzione, peraltro) è amministrata nel nome del popolo,  si può anche stabilire che il popolo, o per meglio dire i suoi rappresentanti eletti ( eletti? eletti?! ELETTI?!!?! AHA!!), decidano di approvare leggi che rendano il compito dei magistrati difficile, inutile, faraginoso, frustrante, in poche parole LENTO, allo scopo di renderla un poco MENO uguale per tutti.

Perché, si sottintende, i nostri rappresentanti politici ( ops, volevo dire i cittadini, quelli benenestanti, che possono pagare parcelle adeguate, ovviamente) sono un poco meno uguali degli altri  e poverini, devono essere difesi dai giustizialisti che vorrebbero allontanarli dalla vita pubblica, in attesa che chiariscano le loro responsabilità davanti ad un giudice. I tempi lo sappiamo sono lunghi, i ricorsi numerosissimi, i filtri altrettanto. Non è sempre stato così, le cose sono precipitate negli ultimi anni, ovviamente per colpa … dei giustizialisti.

In verità quello italiano, per chi se lo può permettere, è il sistema più garantista del mondo. La prima garanzia, purtroppo, essendo quella di sostanziale impunità per coloro che sono in grado di affrontare le spese di tre gradi di giudizio. Le soluzioni sarebbero semplici e intellettuali, studiosi, costituzionalisti, magistrati  ( tutti immediatamente tacciati di essere di volta in volta giustizialisti o, ultimamente, gufi e rosiconi) le hanno enunciate tante volte che do per scontato che i 4 lettori di questo blog le conoscano: ne citerò solo un paio: la prima importante e di elementare attuazione ( e già presente nel nostro codice penale prima delle suddette modifiche) essendo la sospensione dei tempi di prescrizione in caso di ricorso in appello; il che, ovviamente, farebbe cadere immediatamente un bel numero di ricorsi pretestuosi, di fronte alla possibilità alternativa di patteggiare la pena.  La seconda, invocata a parole  da tutti e disapplicata costantemente nella prassi, anche recente, è l’applicazione di un codice deontologico largamente condiviso che comprenda la sospensione delle candidature e dalle cariche per i politici che ricevono un avviso di garanzia, almeno per fatti di corruzione o malversazione. Questo perchè, al di la di tutto, un politico sul cui capo pende una possibile condanna è ovviamente una persona distratta, psicologicamente debole, malleabile, non autorevole.

A parole sono tutti d’accordo, ovviamente ma… guai  ad esagerare, ovvero guai a coloro che pretendono che alle parole seguano i fatti!

Ovvero che ” fanaticamente” insistono perché in ultima analisi, i crimini vengano perseguiti senza costruire sbarramenti di parole, fumisterie politiche varie e provvedimenti ad hoc e sopratutto si arrivi in tempi celeri alla condanna e/o proscioglimento degli indagati ( una delle due cose e non solo e sempre la seconda).

Questo è giustizialismo!! come ha ricordato pochi giorni fa il mio ex sindaco.  Sempre giustizialismo è, nel nostro paese, il giornalista d’inchiesta che non si rassegna alla vulgata ufficiale ma persegue attivamente la verità e sbugiarda le mille e mille ipocrisie e/o menzogne e distinguo che sempre si alzano ad ogni inchiesta un minimo scottante ( e lo scandalo ovviamente non sono MAI i contenuti delle intercettazioni ma il fatto che i giornalisti, facendo il loro dovere, li rendano pubblici, GIUSTIZIALISTI!!!)

Il buffo è che giustizialismo, crasi di Giustizia e socialismo, storicamente era il motto del movimento peronista argentino. Al netto delle parole d’ordine populiste e demagogie varie, ci si proponeva proprio di ridurre le diseguaglianze sociali di fronte alla legge e nella società. Insomma di dare o ridare pari opportunità e pari diritti sostanziali a tutti i cittadini di fronte alla legge e nella società.

Credo che, ai tempi della mamma di tutte le Crisis, salvo per chi fa parte del famoso 1% e se ne sente automaticamente minacciato ( e con un minimo di saggezza e lungimiranza anche per questi pochi fortunati) si dovrebbe prendere in seria considerazione questa dimenticata origine, riflettere su quali sono le richieste dei cosiddetti giustizialisti e convenire che, se non vogliamo tornare al guidrigildo ed alle ordalie o a qualche moderna riedizione neo medioevale cyber-punk, via via che la distanza tra oligarchia e “popolo” aumenta, faremmo davvero bene a chiederci cosa significa DAVVERO oggi essere tacciabili di giustizialismo. Magari decidere, dopo tutto, di essere proprio quello: giustizialisti, se esserlo significa lottare, propugnare o almeno sperare che, alla buona ora, la legge sia uguale DAVVERO per tutti.

E possibilmente contribuisca a ridurre e non ad aumentare la distanza tra cittadini e governanti, tra persone comuni ed elite oligarchica.