Come abbassare lo spread, risparmiare miliardi e pagare il reddito di cittadinanza

Il Debito pubblico nel mondo fonte: wikipedia

Disclaimer: questo, oltre che lungo,  è un post populista, qualunquista, facilone, sotuttista, saccente, e forse perfino un poco rosicone.

Ovviamente spero che non sia così, per un minimo di amor proprio, giusto?

Sbagliato!

Spero SINCERAMENTE di aver preso un abbaglio perché in tal caso ci rimetterebbe solo la mia modestissima credibilità di semisonosciuto ( o dovrei dire misconosciuto?) blogger/tuttologo/lavandaia di via dell’oche/Cassandra) .

L’alternativa, ovvero che NON abbia preso un abbaglio, questa si che sarebbe grave: perché ci direbbe che, dei 2300( duemila trecento) miliardi di euro di debito, di cui circa 700 creati negli ultimi dieci anni, ce ne saremmo potuti risparmiare una discreta parte.

Anno Debito PIL % sul PIL
2005 1.512.779 1.429.479 105,83%
2006 1.582.009 1.485.377 106,51%
2007 1.602.115 1.546.177 103,60%
2008 1.666.603 1.567.761 106,30%
2009 1.763.864 1.519.702 116,10%
2010 1.843.015 1.548.816 119,00%
2011 1.897.900 1.580.220 120,10%
2012 1.989.781 1.613.265 123,30%
2013 2.070.228 1.604.599 129,00%
2014 2.137.320 1.621.827 131,80%
2015 2.173.387 1.652.622 131,50%
2016 2.219.546 1.680.948 132,00%
2017 2.263.056 1.716.935 131,80%

Quanta parte? Si divertano un poco gli economisti, che diamine!

Ricordiamoci, comunque, che il nostro bilancio statale sarebbe, come negli ultimi 27 anni peraltro, in attivo, non fosse per gli interessi sul debito accumulati. Come ci ricordano anche troppo spesso, quando lo spread sale etc etc etc; un aumento ( o una diminuzione) di un punto% di interesse si traduce in un 1% del debito solo dopo circa sette anni, la durata media dei nostri titoli di Stato.

Resta il fatto che OGNI ANNO, MEDIAMENTE circa 300 miliardi di titoli vengono messi all’asta ed un risparmio di un 1%, per dire, si traduce in un risparmio di circa 3 Miliardi di euro all’anno. PER CIRCA SETTE ANNI. Ovvero, a regime, oltre 22 miliardi di euro/anno, giustappunto un 1% di Debito OGNI ANNO.

SE avessimo potuto spendere un 1% in meno mediamente di interessi, su dieci anni ( per rimanere agli ultimi dieci anni) il risparmio, nei primi sette anni sarebbe stato ovviamente qualcosa di meno della ventina di miliardi di interessi che avremmo potuto non pagare a regime. OGNI ANNO. In pratica si tratta di qualcosa come 180 miliardi in dieci anni, tenendo conto del transitorio. Meno, se consideriamo che il nostro debito pubblico dieci anni fa era molto più basso, ma sempre tanto, qualcosa intorno a 140 miliardi. Abbastanza da riportare il nostro debito indietro di quattro anni o abbassare il famigerato rapporto debito/piL di 8 punti. In pratica portarci avanti sul programma di rientro dal debito di sei anni.

UNA BOMBA.

Ricordiamoci anche che l’attuale manovra economica si gioca su decimi dell’1% .

Capite bene che, quindi, anche solo una modifica MOLTO più piccola, trascurabile, poniamo dello 0.1%-0.5% dei tassi di interesse, farebbe differenza, eccome.

Veniamo al quid:

Sapete come funziona una asta di buoni del tesoro?

Non lo sapevo nemmeno io, in effetti.

Quel che balza agli occhi però, anche senza sapere come funzionano queste aste, è un fatto: tipicamente alle aste del tesoro la domanda è il doppio dell’offerta.

ecco un esempio tipico: l’ultima asta di BOT ad un anno

Data Emissione 14/09/2018
Data Scadenza 13/09/2019
Data Asta 12/09/2018
Data Regolamento 14/09/2018
Importo Offerto 6.000,000
Importo Richiesto 11.471,000
Importo Assegnato 6.000,000

E'( quasi) sempre stato così, come ci hanno sempre immancabilmente e con soddisfazione fatto presente i telegiornali ed i vari governi succedutisi, se non altro per ricordarci che con loro l’Italia era affidabile, che i mercati erano entusiasti delle loro politiche economiche etc etc etc.

Contavano sul fatto che la bevessimo. Ed in effetti, fin qui, pare proprio che l’abbiamo bevuta.

In un mercato normale, se la domanda è il doppio dell’offerta, si possono alzare i prezzi , in modo da soddisfare tutta la domanda. Per essere esatti, il venditore cercherà sempre di vendere l’ultimo pollo al prezzo più alto possibile.

Nel caso dei buoni del tesoro, però la cosa non funziona così. Si escludono le offerte più basse, ok MA ANCHE QUELLE PIU’ ALTE, con un meccanismo a dir poco arzigogolato.

In pratica: si mettono le offerte in ordine dalla più alta alla più bassa, si prendono le offerte migliori che coprono metà dei buoni messi in vendita e si calcola un valore ponderato a partire da questo si calcola un valore minimo detto di salvaguardia ( degli interessi del compratore!!!). Poi si fa lo stesso con le successive offerte sufficienti a coprire l’intera mole di buoni all’asta e si calcola un valore massimo, detto di esclusione. Fatto questo si piazzano i buoni, tra gli operatori che rientrano tra questi due valori. L’operatore che ha offerto MENO del valore di salvaguardia, ovvero che ha  fatto la migliore offerta,  VIENE PREMIATO vendendogli i buoni, alla peggio, al valore di Salvaguardia.  Ovvero  AD UN VALORE PIU’ BASSO DELLA SUA OFFERTA.  Ovvero: il venditore rinuncia alla migliore offerta, per vendere ad un valore inferiore, basato sulla media dei valori degli altri offerenti.

Se non ci credete, guardate da soli sul sito del ministero del tesoro (ora parte del MEF)

In ogni caso, più o meno, su grandi numeri, si vende ad un valor medio tra tutti coloro che, messi in ordine dal migliore al peggiore offerente, hanno offerto appena di più di quanto basta per coprire l’intero quantitativo di buoni messi all’asta.

E tutti gli altri? Vengono esclusi dall’asta.

A parte quanto accennato poc’anzi, si capisce bene che non vi sono garanzie, in questo modo, che l’intero quantitativo di buoni venga in effetti aggiudicato alle condizioni più vantaggiose per il tesoro.

Molto banalmente: preso atto delle condizioni minime di accettabilità appena definite, chi ci dice che la metà delle offerte rimasta fuori non potrebbe essere rivista al rialzo, da parte di almeno una percentuale degli offerenti, così portando la media ponderata etc etc etc, un poco più alta, con vantaggio per il venditore?

Si è mai pensato che, in un mondo telematico, si potrebbe semplicemente procedere per rialzi successivi, riinvitando TUTTI, compreso coloro che attualmente sono esclusi, a rifare una offerta alle nuove condizioni di base, definite con qualche media ponderata, come quella appena esposta, ed il tutto potrebbe svolgersi rapidamente ed efficacemente, grazie alle reti telematiche odierne?

Ancora, Perché mantenere l’esclusione delle offerte più alte? Quale vantaggio ne trae lo Stato?

Anche ad una analisi, giocoforza, superficiale, pare proprio che le condizioni delle aste siano si vantaggiose, ma per i compratori.

Ma chi sono questi compratori, queste “istituzioni”?

Per farla breve, istituti finanziari accreditati, ovvero buona parte delle nostre banche e moltissimi enti finanziari esteri. Se si tiene conto degli azionisti di maggioranza della Banca d’Italia, praticamente il banditore dell’asta,(no: NON sono i cittadini italiani) non mi pare che ci sia da stupirsi se gli interessi che vengono tutelati non siano sempre solo ed esattamente quelli dello Stato.

Pare una cosa grossa, no? forse addirittura enorme, a pensarci bene, Visti i sacrifici che ci hanno chiesto, la macelleria sociale, i migliaia di morti suicidi, le decine di migliaia di aziende chiuse, i milioni di persone senza lavoro, la perdita di un decennio, la scomparsa di un minimo di prospettive per il futuro dei nostri giovani.

Tutto evitabile se davvero avessimo potuto risparmiarci un centinaio di miliardi di euro di debito pubblico.

La tragedia del Ponte “Morandi” ci ha mostrato come cose grosse, anche enormi, possono succedere, a danno di tutti e vantaggio, enorme anche quello , di pochi.

Specialmente quando i cittadini, per troppo tempo si distraggono, contenti di zappare il loro orticello, accontentandosi della TV per interagire con il resto del mondo al di la della strada.

Al di la di ogni considerazione, credo che sia arrivato il momento di riprendere in considerazione, seriamente, questo meccanismo delle aste, risalente alla fine del secolo scorso, chiaramente inadeguato ai tempi ( si parla ancora di fax come rimedio per l’invio delle offerte in caso di malfunzionamento telematico) e di adeguarlo.

In gioco potrebbe esserci qualcosa di più di qualche misero numerino in qualche tabella.

p.s. che c’entra lo spread?

Beh, via, abbassare i nostri tassi abbassa lo spread, giusto? Oltre all’abbassamento dei tassi giocherebbe a nostro favore la…FIDUCIA.

Quella fiducia che viene tirata sempre ed immancabilmente fuori come scusa per le peggiori nequizie da shock economy. Almeno questa volta ci potrebbe essere davvero motivo, per essere fiduciosi. Un paese finalmente in grado di darsi regole chiare, moderne, limpide e corrette, aperte al mercato, che diano pari opportunità a tutti gli attori, etc etc etc, insomma: molto ma molto ma molto molto molto liberista no? Degno di fiducia, no?!!

3 commenti su “Come abbassare lo spread, risparmiare miliardi e pagare il reddito di cittadinanza”

  1. Grazie dell’informazione.
    Quanto all’esclusione delle offerte più alte. Non è ovvio il motivo?
    Se tizio mi propone un prestito e chiede il 5% di interesse, meglio vendere a Caio che si accontenta del 2%

    1. Le offerte più alte sono quelle migliori per le PPAA. Quindi tagliarle significa rinunciare alle migliori condizioni possibili.

  2. Molto interessante! Un dubbio: le regole prescelte influenzano le offerte. I partecipanti all’asta potrebbero essere indotti a formulare richieste a tassi più elevati proprio perché c’è il meccanismo di salvaguardia. Per contro, se sapessero che il tasso proposto sarà quello effettivamente applicato, sarebbero indotti a fare proposte a tassi più bassi.

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