Di Jacopo Simonetta.
Ai bambini si insegna che ci sono buoni e cattivi, sarebbe difficile fare diversamente. Ma il problema è che molti mantengono questo modo di pensare anche da grandi e questo è un problema serio, fra i tanti altri. Il fatto che se “A” è cattivo, “B” nemico di “A” deve essere buono traspare spessissimo nell’atteggiamento di persone anche di ragguardevole cultura. Quel che è peggio, in quello di persone di ragguardevole potere.
Forse l’esempio più macroscopico e drammatico è stato il parziale collasso dell’impero sovietico. Dopo 50 anni di Guerra Fredda, il fallimento del comunismo è stato letto dai più come la dimostrazione della validità del capitalismo. Che potessero essere sbagliati entrambi ha sfiorato ben poche e del tutto marginali meningi. Oggi si cominciano a pagare le conseguenze di questo catastrofico errore.
Un esempio meno drammatico, ma istruttivo, ci viene dal discorso tenuto da Sergei Lavrov alla 31 sessione del Consiglio sui Diritti dell’Uomo tenutosi a Ginevra il 29 febbraio 2016. Un discorso che è stato accolto con rabbia od entusiasmo dalle opposte fazioni. A mio avviso un discorso interessante proprio per verificare come si può agevolmente mentire dicendo il vero.
Vediamo, in sintesi che ha detto:
1 – Le “primavere arabe” hanno portato disastri umanitari, anziché libertà e benessere. Vero (con la parziale eccezione della Tunisia e solo per il momento), ma lo si sapeva da subito. Le rivolte sono nate per l’esasperazione di situazioni maturate nei decenni ed afferenti perlopiù alla sovrappopolazione. Rovesciare regimi corrotti e più meno feroci non poteva certo risolvere la situazione.
I francesi e gli inglesi (con il supporto USA) hanno sostenuto la rivolta in Libia ed i russi hanno sostenuto il governo in Siria. Non mi sembra che i risultati siano esaltanti in nessuno dei due casi.
2 – I Diritti dell’uomo vengono regolarmente strumentalizzati per fini politici. Vero anche questo. Gli occidentali non hanno infatti lesinato aiuti a personaggi del calibro di Saddam Hussein e Gheddafi, quando gli facevano comodo, per poi farli fuori quando lo hanno ritenuto opportuno. Quando la Russia ha semi-distrutto la Cecenia abbiamo lasciato fare perché ci faceva comodo, mentre ci siamo precipitati in Kosovo, sempre perché ci serviva. Del resto, non penso proprio che Putin e Lavrov abbiano grande stima di Assad, ma per ora gli è utile. Lo stesso hanno sempre fatto e fanno i governi “imperialisti” in senso molto lato.
Ci sono alternative? Non lo so, ma non è rinfacciandoci l’un l’altro di fare le stesse cose che troveremo una soluzione. E, d’altronde, in Kosovo come in Cecenia e altrove, è vero che una potenza imperialista si è imposta con la violenza, ma le truppe sconfitte non erano certamente delle dame di carità.
3 – In Europa orientale ed in particolare in Ucraina e Polonia stanno risorgendo partiti neonazisti fanaticamente anti-russi che le autorità europee tollerano. Vero anche questo, come è vero che la Russia intrattiene rapporti di stretta collaborazione con Forza Nuova, Fronte Nazionale, Jobbik ed altri partiti apertamente filo-russi. Svoboda ha mandato miliziani anti-russi nel Donbass, mentre Forza Nuova ne ha mandati a sostegno dei filo-russi. Chi sostiene l’estrema destra fascistoide in Europa?
4 – La Turchia arma i miliziani dell’ISIS. Di questo sono personalmente convinto, ma non può darsi per certo. Diciamo che è probabile, perlomeno fino ad un certo punto. E certamente la Turchia sta giocando su molti tavoli contemporaneamente con il duplice scopo di far fuori sia i curdi che Assad. Ma l’aereo russo abbattuto dai turchi non stava bombardando posizioni dell’ISIL, bensì i ribelli turcomanni. Una delle tante milizie etniche afferenti al cosiddetto “Esercito Siriano Libero”. Definiti in occidente “ribelli moderati”, ma sulla cui moderazione mi permetto di avere dei dubbi. Certo, dai dati disponibili risulta che circa l’80% dei civili li ha ammazzati il governo, ma forse solo perché è l’unico a disporre di aviazione ed artiglieria.
Alla fin fine, la “moderazione” dipende prevalentemente da due fattori. Uno militare: quale è il volume di fuoco di cui disponi? Il secondo è politico: a chi e quanto fai comodo?
Basti pensare che fino poco tempo fa ci sentivamo dire che l’Arabia Saudita è un paese moderato! Mentre da qualche mese comincia a diventare moderato l’Iran. Staranno cambiando le alleanze, oppure i governi in questione?
5 – Gli occidentali sono degli ipocriti che dicono di voler accogliere i profughi per poi maltrattarli in modo che smettano di venire. Verissimo anche questo, ma come mai il flusso di profughi aumenta con l’avanzare delle truppe di Assad? E come mai i profughi siriani che arrivano in Russia poi cercano di arrivare in Scandinavia? Certo bombardamenti e combattimenti non sono l’unico fattore in gioco. Molto del flusso è infatti prodotto dai turchi per fare pressione sull’UE. Ma è anche vero che molti siriani temono il ritorno dell’ordine quanto e più del disordine. Non dimentichiamoci che tutti i fattori scatenanti la rivolta del 2011 sono uguali o molto peggiori di allora e che l’unico modo realistico per imporre l’ordine pubblico in una simile situazione è il terrorismo.
Con ciò i russi sono cattivi e noi buoni? Oppure viceversa? Magari nessuno dei due. Allora, siccome sono tutti cattivi sono tutti uguali? Neppure.
Intanto se i buoni scarseggiano alquanto, esistono comunque i cattivi ed i pessimi, ma soprattutto esistono gli intelligenti ed i fessi. Ancor più, le stesse persone e gli stessi governi fanno a volte cose intelligenti ed altre cose stupide. Infine, ci sono cose che giovano il mio Paese e cose che lo danneggiano e non sta ai governanti esteri provvedere alle nostre necessità, bensì ai nostri.
Il supporto russo ai partiti di destra europei è certamente un gioco pericoloso, ma non vedo come si possa fargliene una colpa.
Quando la politica occidentale mira dichiaratamente all’isolamento di Mosca e tutti i partiti mainstream (cioè, centrodestra e socialdemocratici), in maniera bipartizan, assecondando gli interessi dei compari di oltreoceano, collaborano alla demonizzazione della dirigenza e della classe politica russa, la Russia comprensibilmente cerca appoggio e stringe legami con quelle forze politiche che non le si dimostrano ostili a priori.
Mi sembra quasi inevitabile e ascrivibile almeno per metà all’ennesimo fallimento dei due grandi schieramenti politici europei, in particolare quelli cosiddetti di “centrosinistra” (cioè, i neoliberisti “caritatevoli”): rifiutando ogni serio dialogo paritario con il Cremlino hanno lasciato un vuoto che viene colmato da chi rimane.
Per quanto riguarda la Siria, l’idea che il flusso di profughi sia costituito principalmente da persone che scappano dall’esercito governativo mi sembra una arbitraria interpretazione.
Il primo grande flusso di profughi siriani risale al 2013, anno di certo non favorevole alle truppe di Assad e anno in cui le milizie islamiste, ormai ben radicate, si scontrano sia contro Assad che contro le meno competenti milizie “moderate”, che finiscono in gran parte per essere neutralizzate o assorbite. Nello stesso anno si consuma la scissione tra l’ISIL di Al-Baghdadi e Al-Nusra, con la seconda che si spacca in due tronconi di cui uno confluisce nelle formazioni del futuro Stato Islamico, mentre l’altro rimane indipendente e perde pezzi che si uniscono ad altre sigle islamiste.
In generale, non vedo alcuna ragione per pensare che in Siria la gente scappi preferenzialmente dalle truppe di Assad. Scappa dalle battaglie.
Il recente incremento del flusso di profughi è stato causato dal progressivo avvicinarsi della linea del fronte all’entroterra di Aleppo, che è ricco di villaggi e cittadine. Il fronte a sua volta si è avvicinato perché la campagna di bombardamenti aerei russa ha provocato il tracollo strategico dei ribelli nord-occidentali (nelle loro varie declinazioni), permettendo alle forze governative di contrattaccare.
La riprova sta tra l’altro – secondo me – nel fatto che una parte delle Internally Displaced Persons in Siria (più di 6 milioni, secondo le stime) sono state costrette a spostarsi più di una volta, a seconda dell’andamento dei combattimenti.
Per quello che vale, personalmente non vedo una speculare simmetria nella posizione russa rispetto a quella occidentale. La ragione per cui Lavrov può permettersi un discorso come quello di cui si parla qui è che nella narrazione occidentale manca proprio quell’equilibrio che giustamente si invoca nel post: la Federazione Russa viene costantemente demonizzata da chi per primo non rispetta la legalità internazionale, predicando bene e razzolando male.
Ad esempio, le parole prive di pudore di un Kerry (“Nel XXI secolo semplicemente non ti comporti alla maniera del XIX, invadendo una nazione sulla base di un pretesto completamente inventato”), alla luce dell’invasione americana dell’Iraq ben descrivono il trionfo dell’ipocrisia e dell’exceptionalism che si respira a Washington.
Pertanto Lavrov non ha alcun bisogno di dividere il mondo in buoni o cattivi, o di rivendicare una presunta superiorità morale russa per dare un senso al proprio intervento: gli basta dimostrare, dati alla mano, che il comportamento russo a difesa dei propri interessi non è diverso da quello di ogni altro Paese al mondo. Gli basta attaccare il mito secondo cui gli stati occidentali agirebbero in nome di principi democratici e umanitari, mettendo in evidenza le contraddizioni tra le loro azioni concrete e una reale implementazione di quegli stessi principi.
I Russi non pretendono di essere trattati sulla base di un qualche presunto privilegio, ma di essere considerati partner alla pari, che hanno diritto a esprimere le proprie necessità e vederle prese in considerazione nella stessa misura di quelle altrui.
Concordo in gran parte con il tuo lungo commento e, del resto, mi pareva di essere stato abbastanza esplicito circa il fatto che i governi occidentali fanno un uso assolutamente ipocrita di principi che vengono invocati o dimenticati al bisogno. Il senso del post era esattamente questo: Kerry che fa le lezioncina a Lavrov e viceversa sono due maschere della tragedia politica in corso. La differenza è semmai di stile, ma solo perché le opinioni pubbliche dei differenti paesi gradiscono essere prese in giro ognuna a modo suo.
D’altronde, non gliene si può fare neanche troppo una colpa. Un politico che dicesse come stanno le cose, cosa stanno loro facendo e come presumibilmente andrà a finire perderebbe di corsa l’appoggio popolare. In Russia, come in USA o in ogni altro stato o quasi. Ci piacciono troppo le favole.
Sono d’accordo anche sul fatto che i siriani scappino dalle battaglie più che da Assad . Il fatto è però che il governo è in grado di ridurre in macerie interi quartieri e cittadine; cosa che altri certamente farebbero volentieri, ma non avendone i mezzi si devono accontentare di autobomba e massacri artigianali.
Come ho scritto, non credo che il fattore principale sia la maggiore cattiveria, bensì il maggior volume di fuoco.
Infine, quanto ai rapporti occidente-Russia, credo che sia stato fatto un errore irreparabile negli anni ’90. C’erano tre potenze: una di primo rango e vittoriosa (USA), ma con evidenti segni di crisi strutturale. Una fortemente decaduta, ma ancora importante (Russia) e una rampante (Cina). Io avrei scelto un’alleanza strutturale fra le prime due per contenere la terza, ma non è andata così. Peccato. Del resto, è un errore che è stato fatto molte volte nella storia.