F 35 e nuvole…

A che servono gli F 35?

Sono Cacciabombardieri, serviranno a cacciabombardare…no? In qualche modo la nostra esimia Ministra della difesa avrebbe dovuto articolare una risposta del genere. Con tutta evidenza, non essendosi mai posta la domanda e parendogli evidentemente brutto rispondere nel modo più franco, la ministra, piombata al suolo dai tersi cieli solcati dai potenti aerei di quinta generazione ( ma a quanto pare di mamma un poco ignota) ha risposto con una supercazzola di inenarrabile spessore. Ve la potete rivedere qui. a partire dal minuto 3.25.

All’ascolto di questa ed altre perle, sparse qua e la nella memorabile intervista, ho pensato che valesse la pena di inaugurare una apposita categoria, stika…, dedicata a memorabili affermazioni di questo o quel bel tomo su cose più o meno epocali.

PrisincoliRENZInanciusol ol rait….

E’ diventata all’istante virale la performance in inglese a braccio del nostro Presidente del Consiglio in occasione di un incontro sul futuro del digitale, tenutosi a Venezia.

Asciugateci le lacrime  ( dal ridere) possiamo dirci rinfrancati: Siamo in buone, giovini, moderne, capaci, interscional, mani.

in effetti la figura fatta dal nostro premier ha varcato le alpi e il Rubicone.

Ad esempio ecco quel che scrive il Daily telegraph.

E’ proprio vero: il Berlu ha trovato un degno erede, almeno per quanto riguarda la capacità di far ridere tutta Europa.

Meravigliosa la fine: l’e’ tempo di pappa….

Ecco appunto.

Preferivo Adriano, l’originale.

melting bog e melting pot

Ad Oslo ci sono 28 gradi e spiccioli, un record assoluto. Ed a Roma ce ne sono 25. Anche questo un record assoluto, negativo, per la stagione.

E’ tutto normale: si mescolano i popoli del mondo e si mescolano  i climi, causa collasso delle correnti a getto polari. Melting pot e melting bog. Bog sta per pantano. Eh già perché il caldo fa sciogliere il permafrost, trasformando in un pantano micidiale milioni di km quadrati di Siberia. Non solo, quando si scalda il permafrost surgelato da decine di migliaia di anni possono succedere cose strane. Ad esempio si possono dissociare i clatrati nascosti dentro o sotto il permafrost stesso e può succedere in modo esplosivo. Nella foto che apre questo post avete un  bell’esempio di cosa può succedere in questi casi. Qui per informazioni maggiori.

Avete visto? Bene: ora preparatevi a moltiplicarlo per cento, mille, un milione… Quel che potrebbe succedere se aree di permafrost siberiano crescenti fossero coinvolte dalla deglaciazione. Comunque non c’e’ problema: se si scioglie l’artico potremo portare le tv full 4k dalla Malesia all’Europa attraverso il passaggio di Nord Est, che anche quest’anno si sta riaprendo.

C’e’ nessuno in Europa?!! Ora c’e’!!!

Durante la campagna elettorale appena passata Dario fu preso simpaticamente in giro per un suo tweet dal mitico Zoro. Ora possiamo dire che in effetti, dopotutto QUALCUNO c’e’, in Europa.

Qualcuno che ricorda la posta in gioco complessiva, che è strategica, sistemica. Ve la dico più chiara? NON AVREMMO BISOGNO DI CACCIABOMBARDIERI, di cui peraltro il nostro MInistro della difesa non sa nemmeno spiegare l’utilità ( date una occhiata al video, vale la pena arrivare alla supercazzola del minuto 3.24), se non dipendessimo energeticamente dai nostri potenti e scomodi vicini e/o alleati.

Si è calcolato che i contributi per le energie rinnovabili assommino allo 0.5%-0,7% del PIL Italico. La metà di quanto spendiamo in armamenti. Ed un quinto dei contributi erogati, nelle più varie forme e dei costi diretti ed indiretti delle energie NON rinnovabili. E’ una stima MONDIALE. IN Italia siamo quasi sicuramente a livelli superiori. QUINDI, al contrario di quel che si dice, una corretta politica di crescita delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, delle tecnologie di stoccaggio, dell’interscambio tra le nazioni d’Europa è una politica che rende più SICURI i budget dei singoli paesi e li mette al riparo dalle crisi internazionali.

Avete qualche dubbio che se ne avvicinino di grosse?

Allacciate le cinture Crisis è qui per raccontarvele. Se possibile in anticipo, come è nostra tradizione…

Isil, infibulazioni ed altre ipocrisie

fgm

Ieri è passata dalle principali agenzie di stampa, ovviamente ignorata dai media italiani (tutti presi dai begli occhioni della ns ministra per le riforme costituzionali) la notizia che il califfato islamico del levante, in breve, l’ISIL, ha imposto l’infibulazione per tutte le donne dei suoi territori.

La cosa ha suscitato un più che legittimo sdegno, orrore, e riprovazione internazionale.

Sul fatto che la pratica faccia sommamente schifo e sia un retaggio indegno di qualunque cultura, religione, società, sotto qualunque sole, latitudine e situazione, siamo ( spero) tutti d’accordo. Ma questo stupore e sdegno è ridicolo, prima che ipocrita. Perché l’infibulazione è ancora attivamente praticata in MOLTISSIMI paesi, islamici e non con cui teniamo rapporti rilassati quando non ottimi. I governi di questi paesi, che non fanno alcunché per scoraggiare la pratica non sono certo accusati per questo di essere barbarici, fanatici, efferati estremisti, islamici o meno. E non parliamo di paesi secondari, di zone tribali africane o altro.

Parliamo di paesi come l’Egitto ( 91% della popolazione femminile, la percentuale più alta dell’intero continente africano), la Somalia, la Mauretania, il Mali… Ma c’e’ di più: la pratica è diffusa anche in Malesia in Indonesia, Iraq, nella zona del Kurdistan, Ma anche negli emirati Arabi, in Siria, nell’Oman, in Arabia Saudita….La pratica, basta approfondire un attimo la cosa, NON è definitivamente associata ad una specifica religione, anche se le zone in cui è più diffusa sono sopratutto di religione mussulmana, ma piuttosto ha fondamenti culturali, dato che sono infibulate anche moltissime donne NON mussulmane. Gli Hadith su cui si sono basati quelli dell’ISIL per giustificare la decisione non sono considerati vincolanti ed anzi sono stati messi in discussione da molti religiosi, smentite da Fatwe, confermati da altre, lasciati alla libertà dei singoli da altre ancora…. A me comunque NON interessa la questione religiosa, Se il profeta abbia o no teorizzato la pratica, se qualche altra religione in qualche parte del mondo la imponga o consigli. A me interessa invece e molto, la strumentalizzazione sistematica in salsa antimussulmana delle porcherie deliberate da quelli dell’ISIL.  E solo da loro.  Mi pare clamorosa l’ipocrisia che ci fa dimenticare la condanna/deprecazione mediatica del paese nel quale oltre il 90 % delle donne è infibulato o le recenti prese di posizione a FAVORE dell’infibulazione in Indonesia e Malesia. insomma: quella dell’estremizzazione religiosa è una candela che viene sempre più accesa da due parti: Islam contro crociati e corruzione dei costumi da un lato e civiltà contro barbarie, pazzie sanguinarie e difesa degli interessi strategici ( rectius:petroliferi) dall’altro. Che la cosa sia un pretesto per mostrificare un avversario strategico e preparare l’opinione pubblica è evidente. Che, analogamente e per converso, la faccenda sia sopratutto uno strumento tra i tanti di aggregazione settaria, è altrettanto evidente. Che, infine le donne comunque vadano saranno vittime degli eventi che seguiranno, è una certezza.

Crisi? Quale Crisi?

Fine Crisi Mai, collage di giornali
Fine Crisi mai

Abbiamo aperto Crisis il 22 Gennaio 2008 . La notizia di quel giorno fu in effetti una Crisi, una delle tante, di governo, causata da Mastella che si era molto offeso per non essere stato adeguatamente difeso dal Governo nell’ennesimo scandalo che l’aveva coinvolto (peraltro è stato recentemente assolto, bisogna dirlo). Pochi mesi dopo, ve lo ricorderete, piombammo piedi in avanti nella mamma di tutte le Crisi, che per anni descrivemmo, nelle sue varie fasi, anticipando normalmente di mesi o anni quanto poi puntualmente verificatosi. E nel frattempo? Beh, nel frattempo GLI ALTRI MEDIA, si sono tanto sforzati, specialmente a chiusura dell’anno, di essere ottimisti. Come? Con una specie di “Cargo Cult” dell’anno che verrà e non mancherà di essere migliore di quello passato. Se vi chiedete quando finirà la Crisi, Dovrete aspettare almeno Settembre.  Prima no, perché danneggerebbe le SANTE FERIE e di conseguenza il PIL. Scopriremo che è ancora viva vegeta e pimpante. Ma insieme vi diranno quando potrete permettervi di tirare un sospiro di sollievo. Avete dubbi? La Crisi finirà l’anno prossimo!! O almeno: uno degli anni prossimi venturi…

spadone a due mani ed altre quisquilie

Kampilan-3

Ed eccoci ad un’altra categoria un poco buffa. Ma non bastava la categoria “guerra” direte voi?

No, non bastava. Perché in ogni degno medioevo ( siamo tecnicamente( età di mezzo) e forse anche praticamente e storicamente in un medioevo, chi non lo vede ha problemi percettivi gravi) lo spadone a due mani si usa per un sacco di cose che non sono, semplicemente, affettare nemici. E’ uno strumento di ordine, uno status symbol, un giusto supporto al proprio ego…insomma come le scarpe con il tacco per alcune ( ALCUNE?!!) Signore o l’IPAD per alcuni signori: una estensione dell’Io. inoltre, in alcuni casi un bello spadone a due mani virtuale, diciamo semantico, è necessario brandirlo. Ma non voglio divagare, restiamo sul punto: E’ rinato, nella quasi indifferenza generale un califfato in Medio oriente.

E’ buffo ma non strano che noi occidentali, come al solito, non si capisca l’importanza di queste cosuccie. Per il noi califfo, sultano, mamalucco, granvisir, è tutta roba un poco esotica da mille ed una notte, pantaloncini a sbuffo e, giustappunto, sciabole e scimitarre ricurve.

Vero, ma si sottovaluta il fatto che il califfato è il simbolo del’unità mussulmana, è la rappresentazione terrena dell’unità religiosa dei fedeli. insomma: ( e sopratutto) la rinascita del califfato implica la volontà di superare i confini imposti dagli occidentali dopo la fine della seconda guerra mondiale. In particolar modo è un simbolo di opposizione agli accordi Sykes-Picot che disegnarono i confini di Iraq, Siria, Giordania, Palestina. Le conseguenze sono presto dette: I tizi dell’ISIL sono bravi, lo ammettono anche i generali americani che li hanno combattuti e sopratutto sono stati selezionati in modo darwiniano da oltre dieci anni di guerra e guerriglia. In più hanno un progetto definito riunificare tutto il medio oriente sunnita ( più un certo numero di altri uno zinzino più deliranti). Infine sono vincenti un poco contro tutti e sanno comunicare in modo efficace quanto spietato le loro vittorie. Insomma: stanno attraendo nuovi combattenti come mosche tra i quali almeno una dozzina di ITALIANI. Non immigrati che vivono in Italia, proprio Italiani. Non è difficile immaginare che, anche per il rapido collasso delle forze armate irachene  possano rovesciare il regime sia in Iraq che in Siria.

In Iraq infatti, ci sono centinaia di ottimi carri armati, elicotteri aerei pezzi di artiglieria, forniti dagli Usa che, in caso di presa del potere, verrebbero immediatamente usati in Siria contro il regime. A questo punto la caduta della siria sarebbe inevitabile e la Giordania sarebbe l’obbiettivo successivo. Sono esagerato? basandosi sulla forza attuale ( o meglio: quella conosciuta) dell’ISIL, certamente si, ma bisogna tener conto di quello che sono riusciti a fare qualche migliaio di guerriglieri ben addestrati, preparati, armati e motivati e moltiplicarlo per dieci… Gli USA non hanno voglia di intervenire, è evidente, via terra. E’ anche assolutamente evidente che Obama e Clinton sono stati DAVVERO presi in contropiede dall’improvviso successo del califfato. Loro si ma i servizi segreti e di ascolto certamente no. Non ditemi che non sapessero a chi stavano finendo i sistemi di arma sofisticati che inviavano a navi intere, all’opposizione moderata in Siria. Connettete i puntini e capirete che siamo alle solite…

Rane bollite e Scimmie nude

La Scimmia nuda, per chi non lo sapesse, è il titolo di un celeberrimo, storico ed anche assai spassoso libro di Desmond Morris,  Il libro descriveva , confrontandole con le specie consimili, le curiose caratteristiche della bislacca scimmia glabra chiamata Uomo.

La rana bollita, invece è una divertente e calzante metafora del perché non reagiamo a situazioni potenzialmente letali quando ci vengano “somministrate” in dosi graduali e non improvvise. Si dice infatti che una rana buttata nell’acqua bollente, salterà fuori all’istante, mentre, se si aumenta la temperatura a poco a poco, la rana entrerà in una sorta di torpore mortale e finirà bollita senza tentare di salvarsi. La metafora è antica e si basa, addirittura su esperimenti fatti nell’ottocento. ma è stata resa celebre da Al Gore nel suo film “Una verità sconveniente”.

Sono due aspetti della stessa medaglia. In effetti  fior fiori di economisti si sono incaricati di descrivere ( qualcuno rimediando per questo un Nobel) che la nostra specie “sconta il futuro”, ovvero non valuta in modo corretto rischi ed opportunità che siano al di la del suo orizzonte degli eventi. E’ normale. I nostri antenati cacciatori raccoglitori avevano orizzonti di pianificazione che non dovevano andare al di la della stagione successiva e dovevano compiere, anche per quanto riguarda il lavoro fisico, estrapolazioni a breve termine, per le quali un approccio lineare risulta vincente. Perché è il più semplice e QUINDI il più efficace. Disgraziatamente, sul lungo termine la non linearità vince e la pianificazione richiesta non è istintiva ma deve, ripeto DEVE essere mediata da un processo cognitivo/educativo.

La faccenda essendo lunga, conviene cominciare con LARGO anticipo, prima di finire bolliti. Eh già perché ci stiamo abituando ad un clima fuori controllo e, pian piano accetteremo che la situazione ci sfugga completamente di mano, forse molto prima e molto peggio di quanto pensi il già pur notevolmente preoccupato ( e molto criticato per la sua preoccupazione) IPCC.

Mi cheto: per comprendere in QUANTI, diversi e brutti modi potremo finir bolliti, ecco un link interessante.

Subcomandante Beppe

Cominciai a navigare in internet nel 1994, vent’anni fa.  Erano tempi di modem a 14.4 kbit ( non byte!!). Per scaricare un’immagine ci volevano minuti. A volte mezz’ore. Si navigava di notte, poco prima dell’alba, per avere tutta la larghezza di banda disponibile. Erano i tempi di una rete migliaia di volte più lenta di quella odierna.  Era una rete, quindi, fatta di parole, idee, concetti, non di immagini, non di media, In cui in Italia navigavano poche migliaia di persone. Alla fine del 95, l’anno del boom, tutti sapevano che esisteva una cosa chiamata internet, ma c’erano meno di 100.000 abbonati in tutta Italia.  Tra gli “eroi” della rete del tempo c’erano il Subcomandante Marcos e l’Ezln, esercito zapatista di liberazione nazionale. In quel periodo studiavo lo spagnolo e mi ricordo i tentativi di discutere in quella lingua delle rivendicazioni zapatiste. Il Subcomandante si chiamava così perché non rivendicava alcuna leadership. Si considerava un portavoce, veniva considerato un ispiratore, una figura acculturata e mediatica, in grado di mettere nero su bianco rivendicazioni proclami e messaggi. In venti anni di lotte, praticamente tutte incruente, il movimento e’riuscito a guadagnarsi la solidarietà e la simpatia internazionali e le comunità indigene, pur non riuscendo a riprendere in mano il diritto alla gestione delle risorse del proprio territorio, hanno almeno conquistato il diritto all’auto gestione.

Bene.

Dopo 20 anni il Subcomandante ha deciso di….. cessare di esistere, rivendicando quel che ha fatto, illustrando con ironia, perché l’ha fatto, ricordando a tutti noi come il suo motivo d’essere fosse quello di dare un volto ed una immagine mediatica a rivendicazioni altrimenti destinate all’indifferenza mediatica.  Riporto le sue parole:

“vedono solo la loro piccolezza, inventiamo qualcuno piccolo come loro, cosicché lo vedano e che attraverso di lui ci vedano”

Ora i tempi sono cambiati :

«Ci siamo resi conto che oramai c’era già una generazione che poteva guardarci, ascoltarci e parlarci senza bisogno di guida o leadership, né pretendere obbedienza (…) Marcos, il personaggio, non era più necessario. La nuova tappa della lotta zapatista era pronta».

Quelli che hanno amato e odiato il  SupMarcos  adesso devono sapere che hanno amato e odiato un ologramma. I loro amori e i loro odi sono stati inutili, sterili, vuoti. Non ci sarà alcuna casa-museo o targa di metallo dove sono nato e cresciuto. Nessuno vivrà dell’essere stato il Subcomandante Marcos. Non si erediterà il suo nome né il suo incarico. Niente viaggi per tenere conferenze all’estero. Non ci saranno trasferimenti né cure in ospedali di lusso. Non ci saranno vedove né eredi. Nessun funerale, né onoreficenze, né statue, né musei, né premi, niente di quello che fa il sistema per promuovere il culto dell’individuo e sminuire quel che fa il collettivo. Il personaggio è stato creato e adesso noi, i suoi creatori, gli zapatisti e le zapatiste, lo distruggiamo. Chi saprà comprendere questa lezione dei nostri compagni e delle nostre compagne, avrà compreso uno dei fondamenti dello zapatismo

Siccome avrete capito dove voglio andare a parare ed avevo promesso ( ehm ehm) di NON essere troppo prolisso, la farò breve:

C’e’ un tempo per tutto, c’e’ un tempo per le figure mediatiche e c’e’ un tempo per costruire e realizzare. In ogni caso è SEMPRE tempo di far valere il principio zero del M5S: Uno vale Uno. Un poco per il panico e lo shock post espulsioni multiple, un poco per l’oggettiva politica ondivaga dei suoi leader, il M5S sembra aver perduto la bussola ed anche un poco l’anima. Per recuperarle entrambe è tempo che, superata la crisi adolescienziale, la linea d’ombra di cui parlava Conrad, dimostri di saper camminare con le proprie gambe. I suoi padri fondatori, dovrebbero fare,  mio modesto parere, come Marcos o come, se volete, un buon padre: incoraggiare la creatura a camminare con le sue gambe ed accettare che, camminando vada anche in direzioni che non condividi. Un modo semplice c’e’: prendere esempio, giustappunto, da Marcos, l’ultimo rivoluzionario del XX secolo o forse il primo del XXI.